Deflusso minimo vitale, Confagricoltura: “Non c’è acqua per i campi”

Confagricoltura Piacenza apprende con rammarico la risposta dell’Assessore regionale all’’Ambiente, Sabrina Freda, che ha espresso diniego alla richiesta di deroga al DMV per il torrente Nure. L’associazione degli imprenditori agricoli si appella al Prefetto, ai Presidenti di Provincia e Regione affinché prendano provvedimenti urgenti. “Abbiamo da moltissimo tempo sollecitato una presa di coscienza sulle problematiche irrisolte legate alle norme del deflusso minimo vitale – spiega Enrico Chiesa, Presidente di Confagricoltura Piacenza – e sosteniamo la legittimità dell’istanza prodotta ad aprile da parte dei Consorzi dei Rivi del torrente Nure. Con riferimento alla tuttora irrisolta questione e in ragione della peraltro tardiva risposta negativa, chiediamo l'adozione di tutti i provvedimenti, anche straordinari, per consentire l'irrigazione di una vasta area dellaprovincia di Piacenza, nei fatti impedita da una normativa oggettivamente priva di una seria valutazione di impatto socio economico. Il fine di questa richiesta è quello di evitare gravi ed irreparabili danni al sistema agroalimentare piacentino. Con le temperature estive le esigenze d’irrigazione sono inconciliabili con i quantitativi di acqua prelevabili dai nostri torrenti stabiliti dalle norme del DMV, è un problema che si ripresenta puntuale in mancanza del piano di programmazione idrica cheConfagricoltura Piacenza chiede ormai da dieci anni”. Confagricoltura Piacenza non può che giudicare negativamente la mancanza di volontà politica di affrontare la situazione, il ritardo con il quale si riscontra un'istanza vitale per l'economia, il richiamo ad un'agricoltura che esiste solo nell'ideologia e che misura la distanza ormai incolmabile tra il Paese e il ceto politico e burocratico che, ben oltre la soglia del baratro nel quale sta precipitando l'Italia, continua a proporre ricette fallite e fallimentari. Con riferimento alla proposta di adozione di colture meno idroesigenti, la nota di Confagricoltura sottolinea quale sarebbe lo scenario nell’ipotesi di abbandonare le colture del mais e del pomodoro da industria, spesso sul banco degli imputati quando si tratta di carenza idrica. Cosa accadrebbe al comparto zootecnico e al settore lattiero caseario, alla base della produzione del Grana? Cosa accadrebbe all’agroalimentare che fa dell’oro rosso il suo prodotto di punta? Le prime a chiudere sarebbero le imprese agricole, trascinando nel baratro quelle agroalimentari e tutto l’indotto, compresi i posti di lavoro legati a queste due produzioni. Gli agricoltori stanno facendo tutto il possibile comprese oculate scelte varietali e l’adozione di sistemi d’irrigazione georeferenziati in grado di dosare i tempi d’irrigazione in base alla granulometria ed alla consistenza del terreno. “L'applicazione del deflusso minimo vitale alle derivazioni dal Trebbia ed in particolare, dal torrente Nure, ha determinato, già dalla scorsa annata – prosegue Chiesa – gravissimi problemi di approvvigionamento idrico. Serve l'adozione di provvedimenti per consentire l'esercizio delle derivazioni e l'irrigazione delle coltivazioni. Vanno evitati i danni che si abbatteranno sulle colture in un’annata già ampiamente penalizzata da un andamento climatico anomalo. Il ricorso agli attingimenti da falda – conclude Chiesa – non è in grado di supplire alla situazione, per la natura geologica del sottosuolo che ne impedisce in molte zone l'esercizio. Il sostanziale divieto di derivazione, derivante dall'applicazione di un siffatto DMV, è paradossale e incomprensibile dato che, comunque, dopo poche centinaia di metri dalla derivazione, l'acqua scompare completamente dall'alveo. Vanificando, in tal modo, ogni obiettivo di salvaguardia dell'ambiente”.

Radio Sound