E’ partito dalle prime luci dell’alba, per oltre 7mila musulmani a Piacenza, il tradizionale mese di digiuno del Ramadan. Si tratta di un pilastro della religione islamica, che ogni anno coinvolge miliardi di persone in tutto il mondo. E se in Siria o in Egitto, per esempio, riesce a fermare le guerre o le proteste in corso, nel nostro territorio rappresenta un mese di purificazione, sia dal punto di vista alimentare che di comportamento. Come ha spiegato l’imam di Piacenza, Mohamed Shemis: “Facciamo la preghiera di notte, dopo aver digiunato ma non solo. Ci comportiamo da buoni mussulmani, cerchiamo di fare il bene e allontanare il male”.
Un Ramadan che quest’anno, come detto, assume un significato ancora maggiore, visti i tumulti dei paesi arabi del Mediterraneo: “Siamo tutti musulmani, il mese sacro devono seguirlo tutti. E’ un mese di pace, senza odio e dedicato alla tolleranza che può aiutare il dialogo internazionale” ha spiegato Shemis.
Un digiuno, poi, che cade in un mese particolarmente caldo, come luglio, anche se per l’imam questo non sarà un problema: “No, siamo abituati. Anzi, sarà utile per ricaricarsi nonostante le 18 ore di privazione di cibo e acqua. Bisogna resistere, è un impegno gravoso ma importante”.
Secondo i fedeli durante il Ramadan – parola che in arabo significa “il mese torrido” – Dio rivelò al profeta Maometto i versi del Corano. Durante questo periodo i musulmani devono dedicarsi alla purificazione, sia fisica che morale: la prima regola del Ramadan prevede che digiunino – non toccando né cibo né acqua – dall’alba al tramonto. Sono esentati dal divieto gli anziani, i malati, le donne in gravidanza, le persone in viaggio, i minori di undici anni e, più in generale, tutti quelli a cui il digiuno potrebbe comportare dei rischi di salute.
Durante il Ramadan i musulmani sono anche tenuti alla carità con i poveri e alla preghiera e, sempre dall’alba al tramonto, sono tenuti a evitare i rapporti sessuali, il fumo e, ovviamente, l’alcool, ma anche le cattive azioni, le menzogne, le calunnie e i litigi. In questo periodo molti musulmani si recano in pellegrinaggio alla Mecca, la città santa dell’Islam, rileggono il Corano interamente e si dedicano a maggiori attività di preghiera. Una volta tramontato il sole, familiari e amici si riuniscono insieme e dopo aver mangiato un dattero – come usava fare il profeta Maometto – iniziano a cenare: spesso si tratta di veri e propri banchetti in cui vengono servite grandi portate e un sacco di dolci, mentre le persone si scambiano regali. Il rispetto del Ramadan è uno dei cinque pilastri dell’Islam: chi contravviene volontariamente ad alcune delle sue regole ha l’obbligo di rimediare attraverso atti di carità verso i bisognosi, come offerte di cibo o di denaro, o attraverso il prolungamento dell’astinenza fino a un periodo di 60 giorni.