Sono da poco iniziate le semifinali della 56esima edizione del festival di Castrocaro, dedicato ai giovani cantanti emergenti. Nella suggestiva cornice di Nibbiano Val Tidone, sono in 15 ad alternarsi questa sera sul palco, a partire dalle 21. Per loro, un solo imperativo: vincere, per poter partecipare alla finale del 19 luglio, che andrà in diretta sulle reti Rai.
Ad unirli nell'attesa di salire sul palco, la stessa passione per la musica e per il canto. “Non c'è nulla da spiegare, per me il canto è una ragione di vita, spiega Marco Badiali, unico maschio in gara. La passione per la musica è nata quando avevo soli tre anni e mio zio mi comprò un piccolo registratore. Con quello cantai tutte le canzoni del festival di San Remo”. Determinatissimo e ansioso di esibirsi, il suo timbro ricorda quello di Francesco Renga, ma il paragone non lo conforta, consapevole che per poter sfondare in questo campo, “l'elemento determinante è essere unici”.
Per molti, quella di Castrocaro è la vetrina più importante. Come per Eleonora Bartoli, ventisettenne di Figline che dopo aver completato gli studi, da quattro anni si dedica in modo assiduo al canto e spera di poter trasformare la sua passione in una professione.
“Oltre alla tecnica serve sapere emozionare senza dover fare sforzi. É una dote naturale, che possiedono tutti i grandi artisti”, dice Emila Barbi, senese di soli 20 anni approdata al mondo del canto su consiglio della nonna che la sentì interpretare una canzone di Eros Ramazzotti quando era solo una bambina e capì che quella era la sua strada.
15 cantanti, un solo posto per continuare il sogno e raggiungere la finale. Conduttore della serata, Francesco Rapetti Mogol, figlio del grande Giulio. Con lui abbiamo parlato non solo del festival, ma anche del difficile momento della discografia italiana: “Se una cantante vuole aver successo oggi deve andare all'estero. In Italia è un disastro totale; non si osa e si sceglie sempre il progetto meno rischioso. Le scelte sbagliate delle maggiori etichette presenti in Italia hanno portato a farci surclassare sul piano degli ascolti da cantanti di molti altri paesi europei, compresa la Romania, che negli ultimi anni ha portato alla ribalta Haiducii e Alexandra Stan. Il vero problema è la mancanza di competenza: servono scelte più oculate per portare la musica italiana in giro per il mondo, per internazionalizzarla”.
Una mancanza di lungimiranza che va di pari passo con il proliferare di talent show televisivi, il cui vero rischio è condurre la musica italiana verso la deriva dell'interpretazione senza contenuto. “I vincitori di questi show vengono seguiti perchè portano con loro uno stuolo di fan che li apprezzano senza ascoltarli realmente. Oggi siamo sommersi da cantanti che interpretano tutto, ma non hanno nulla da dire e ci dimentichiamo che coloro che hanno fatto la storia della musica italiana, da Vasco a Ligabue, passando per Jovanotti, erano prima di tutto autori, autori che peraltro se avessero partecipato ad uno di questi tanti reality non avrebbero superato nemmeno il primo turno”.