Come si dice non tutto il male viene per nuocere. Ne è convinto Floriano Zorzella della Filctem Cgil che ha avanzato una proposta che potrebbe risultare davvero rivoluzionaria. Si tratterebbe di impiegare disoccupati in lavori di manutenzione e recupero di quelle zone montane colpite dalle sempre più numerose frane. “L’idea parte dal piano del lavoro della Cgil presentato tempo fa – spiega Zorzella – e prenderebbe forma nel cosiddetto modello cooperativistico: cooperative corrette e giuste, in grado di garantire stipendi dignitosi, che gestiscano varie tipologie di impiego e servizi. Quando ho avanzato la proposta avevo nella mente i lavoratori di Atlantis, ma poi è chiaro che il progetto può essere calato in altre realtà. Si parlerebbe di manutenzione, erogazione di energia, pulizia di boschi e fossi, insomma quelle attività che prima svolgevano gli abitanti della montagna che però oggi sono sempre meno. Attività che, se ben svolte, potrebbero rilanciare le zone montane e, perché no, attirare investimenti di privati. Spero che la proposta trovi la giusta sponda nel panorama politico a livello regionale e nazionale”.
Soddisfatto anche il presidente delle comunità montante Massimo Castelli che addirittura guarda oltre: “Trovo l’idea di Zorzella estremamente interessante. Ma questo secondo me potrebbe essere un primo passo verso un percorso ancora più ampio: si potrebbe partire dai lavoratori rimasti senza impiego per poi, un domani, costituire delle “cooperative di comunità” composte da giovani del luogo a cui affidare queste mansioni. La comunità montana della Valtrebbia, oggi, conta una densità abitativa pari a quella della Norvegia, 6-7 abitanti per chilometro quadrato: con questo sistema di cooperative di comunità si darebbe ai giovani una ragione in più per restare in montagna, stabilirsi e creare qui una famiglia: loro avrebbero un lavoro e un futuro, mentre la montagna comincerebbe a ripopolarsi”.