Potrebbe trasformarsi presto in un’associazione o in una fondazione il gruppo fondato su Facebook da Andrea Albanese, 39 anni, papà del piccolo Luca, morto martedì 4 giugno in via Bresciani, per una tragica dimenticanza dello stesso padre, corso in ufficio chiudendo nell’abitacolo il bimbo di appena due anni. Il suo corpicino senza vita è stato trovato otto ore dopo, quando il nonno si è accorto che non era mai arrivato all’asilo.
Ad annunciarlo è lo stesso Andrea Albanese: “A breve incontrerò i legali per capire che forma dare al gruppo: un’associazione o una fondazione che si batterà per la sicurezza dei bambini in generale”. Devastato dal dolore, il piacentino 39enne, dirigente della Copra ristorazioni, si trova tuttora in ospedale sotto sedativi e verrà dimesso lunedì.
Sul fronte giudiziario è indagato per omicidio colposo, come prevede la legge in questi casi. Nel frattempo, però, sia a livello locale che nazionale si è aperto un dibattito vastissimo e molto sentito sull’opportunità di rendere obbligatori per legge certi sistemi di sicurezza che evitino tragedie del genere.
Ed è proprio con questa missione che Andrea Albanese, tentando di trasformare il dolore in energia positiva, ha fondato il gruppo chiamato “Mai più morti come Luca” che nel giro di pochi giorni ha già raccolto quasi duemila adesioni. Ci vuole una legge, dice Albanese, e si dovrà chiamare la "legge di Luca". E sono già parecchi i rappresentanti delle istituzioni e anche di alcune industrie specializzate che stanno approfondendo il tema. A Roma, ad esempio, il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Rocco Girlanda, in una nota ministeriale, ha fatto sapere che si impegnerà in quella che lui stesso ha definito “battaglia di civiltà” per evitare che fatti del genere accadano ancora.