AGGIORNAMENTO 15 GIUGNO – Nuove, pesanti, accuse per due dei sei poliziotti della questura arrestati nell’ambito dell’operazione dei carabinieri del Nucleo investigativo. Oltre a traffico di stupefacenti e al favoreggiamento della prostituzione e dell'immigrazione clandestina, ora spuntano anche l’utilizzo di carte di credito clonate, e concorso in evasione. Gli avvisi di garanzia sono stati firmati dal pm Michela Versini, titolare dell’indagine con il Procuratore capo, Salvatore Cappelleri. Hanno raggiunto tutti e tredici gli imputati, anche se è per i sei agenti che le accuse pesano come un macigno. Gli avvocati difensori, naturalmente, contestano ogni addebito evocando le “ragioni di servizio”.
Da parte della Procura, comunque, continua la ricostruzione di quello che pare un sistema illecito ben più vasto del previsto. Secondo le indagini, i poliziotti sarebbero stati a conoscenza di consegne di carichi di cocaina da parte di uno degli accusati, il pensionato piacentino ritenuto al centro del traffico di stupefacente (raggiunto da un altro provvedimento di arresto) e, invece di frenarne o controllarne l’attività per “ragioni di servizio”, in diverse occasioni sarebbero stati proprio loro a farsi consegnare la “polvere bianca” dal pusher per poi consegnarla al 60enne. Un trasporto per il quale sarebbe stata utilizzata l’auto in dotazione dalla questura. E, per coprire l’attività, a fasi alterne chiedevano al fornitore di poter arrestare un corriere. La droga sequestrata, in modeste quantità, copriva invece il passaggio di carichi più consistenti.
Ora, però, dalle nuove ordinanze sono state formulate nuove accuse: utilizzo di carte di credito clonate e concorso in evasione. Almeno due gli agenti coinvolti, che avrebbero fatto acquisti con decine di carte di credito in loro possesso, clonate, rubate o smarrite. Per provare il loro funzionamento, gli agenti si sarebbero recati in alcune negozi e, con la scusa di confermare il loro funzionamento, avrebbero comprato telefonini, abbigliamento e altri accessori per migliaia di euro che in seguito sarebbero rimasti nella loro disponibilità. Per questo sono stati ascoltati dagli inquirenti alcuni negozianti piacentini.
Sarebbe uno, invece, l’agente che si sarebbe reso responsabile di concorso in evasione. Essendo in stretti rapporti con un pregiudicato che doveva scontare un periodo agli arresti domiciliari, lo avrebbe coperto nei momenti in cui lui si allontanava dall’abitazione. Anche se fermato da altre forze dell’ordine.
Infine, una straniera tra gli accusati (dominicana) ha deciso di patteggiare una pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione. Era considerata uno dei corrieri della cocaina a Piacenza.
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NOTIZIA 14 GIUGNO ore 9.30 – Nuovi capi di imputazione per Paolo Bozzini e Gianluca Fornasari, due dei sei poliziotti della questura di Piacenza arrestati lo scorso aprile per spaccio di cocaina e altre ipotesi di reato. Le nuove imputazioni formulate dal pm Michela Versini, che coordina l'indagine condotta dai carabinieri del nucleo investigativo, riguardano altre ipotesi legate sempre al traffico di stupefacenti. E con riferimento a queste nuove ipotesi, il 19 giugno è previsto un interrogatorio nel carcere di Opera, nel Milanese, dove sono rinchiusi alcuni dei poliziotti sotto accusa. Il giorno prima, martedì 18 giugno, si discuterà a Bologna il riesame per Luca Fornasari, assistito dagli avvocati Stefano Piva e Paolo Veneziani che difendono anche Paolo Bozzini e che hanno fatto istanza di revoca della misura cautelare.
Tutti episodi fermamente contestati dagli investigatori attualmente sotto accusa, ma per anni in attività nel Piacentino, pluripremiati e stimati; si tratterebbe, al contrario, di condotte legate al loro particolarissimo ruolo nell'ambito della squadra mobile (sezione narcotici) e tutti episodi ampiamente "spiegabili" in un'ottica di attività investigativa. Ma per ora questa linea, sostenuta dalle difese, non sta incontrando l'accordo dei giudici che di volta in volta vengono chiamati a decidere sulle varie fasi preliminari di questa vicenda.
Intanto ieri si è svolto un lunghissimo incidente probatorio in tribunale: dalle 9 del mattino fino alle cinque del pomeriggio, di fronte al gip Giuseppe Bersani – che ad aprile ha firmato le 13 ordinanze di custodia cautelare – hanno parlato sei persone, tre indagati nell’ambito della vicenda in questione e tre testimoni. Dei poliziotti tuttora agli arresti ne era presente solo uno, Enrico Milanesi, mentre in rappresentanza degli altri c’erano i rispettivi avvocati difensori. Erano presenti anche gli altri indagati.
Otto ore di deposizioni, dunque, rispondendo alle domande del pm Versini, dello stesso giudice Bersani e di alcuni dei difensori che hanno chiesto chiarimenti (hanno parlato Stefano Piva, difensore di Bozzini e Fornasari, e Andrea Perini, che difende il pensionato Giorgio Cavaciuti, ritenuto a capo di un’importante attività di spaccio che durerebbe, secondo gli inquirenti, da circa 13 anni).
Il quadro emerso alla fine dell’incidente probatorio è comunque in linea con le accuse già formulate dagli inquirenti nei confronti dei sei poliziotti, in parte basate proprio sulle dichiarazioni dei tre indagati e dei tre testimoni che hanno parlato ieri in tribunale.