“L’Inferno avrà i tuoi occhi” (Newton Compton Editori) è l’opera prima di Silvia Montemurro, scrittrice 26enne nata, cresciuta e residente a Chiavenna, in provincia di Sondrio. Un paesino di 7mila abitanti divenuto tristemente noto per il truce omicidio di Maria Laura Mainetti, suora dell’Ordine di Sant’Andrea. Era il 6 giugno del 2000 quando tre ragazzine, Ambra Gianasso, Veronica Pietrobelli, entrambe di 17 anni, e Milena De Giambattista, di 16, attirarono in una trappola la religiosa uccidendola: prima la colpirono con una mattonella in testa, poi la trucidarono con 19 coltellate. Alla base dell’atroce gesto un non meglio identificato tributo a Satana. Le indagini sull’omicidio esclusero la partecipazione ad una qualsivoglia setta, ma vennero rinvenuti quaderni delle ragazze con scritte sataniche e risultò che, nei mesi precedenti, queste avevano compiuto un giuramento di sangue che le avrebbe legate fra loro indissolubilmente. Partendo da questa tragedia, Silvia Montemurro ha dato vita al suo romanzo che presenterà mercoledì sera, 12 giugno, alle 21 al Caffè Letterario Melville di San Nicolò. “L’Inferno avrà i tuoi occhi” non vuole essere una ricostruzione del delitto e non si pone obiettivi cronachistici.
“La protagonista è Vanessa, nome di fantasia per impersonare una delle tre ragazze. Vanessa torna a Chiavenna anni dopo l’omicidio, in attesa di un figlio. Al suo ritorno in paese deve fare i conti con il passato, con i ricordi, emozioni che addirittura la portano a mettere in discussione la possibilità di diventare madre, spingendola a chiedersi se sia il caso di dare alla luce un figlio dopo quello che ha fatto anni prima”.
Tu eri molto giovane quando è successo il fatto, ti ricordi l’impatto che ebbe sulla comunità di Chiavenna e su te stessa?
“E’ un crimine che ha cambiato la vita degli abitanti di Chiavenna. Il nostro è sempre stato un paesino tranquillo, dove si usciva la sera senza paura e un delitto del genere ha letteralmente sconvolto tutti noi. Le motivazioni alla base del gesto, il fatto che fossero tre amiche, la loro età: tutti elementi che resero lo shock per l’omicidio ancora più profondo”.
Silvia Montemurro è anche criminologa, laureata con una tesi proprio sull’omicidio di suor Maria Laura Mainetti. Dal punto di vista di una studiosa della materia, cosa può spingere ad un gesto del genere tre giovanissime amiche?
“Sono tanti i fattori che possono entrare in gioco: una vera, unica spiegazione non c’è. Tutti i casi di cronaca hanno alle spalle retroscena e motivazioni più o meno specifiche: alla fine però l’unica spiegazione è la ‘forza della banalità del male’, perché non ci sono mai motivazioni in grado di giustificare un omicidio. Le spiegazioni ufficiali possono aiutare a prevenire i crimini futuri, ma non sono di fatto ‘spiegazioni’ ”.
Quattro anni dopo il delitto di Chiavenna venne alla luce un caso simile, quello delle cosiddette “Bestie di Satana”. In quel caso, nonostante gli efferati omicidi, il Satanismo non c’entrava praticamente nulla, alla base c’era piuttosto un fortissimo disagio personale e sociale in cui vivevano i protagonisti. Anche le tre ragazze responsabili dell’omicidio di Chiavenna parlarono di un tributo a Satana. In questo caso come stanno le cose?
“Anche in questo caso mi sento di dire che il Satanismo ha avuto un ruolo marginale, probabilmente era più un aggrapparsi a qualcosa che in età adolescenziale può assumere un certo fascino. Un fascino che a causa di altre premesse ha portato a conseguenze ben più gravi. All’inizio effettivamente il movente religioso fu il più conclamato, ma si arrivò ben presto a capire che in realtà un ruolo così cardinale non lo aveva giocato”.
Dicevamo che sei laureata in criminologia: quanto ha influito sui tuoi studi un fatto come questo, accaduto vicino a te?
“Sicuramente la tesi di laurea non potevo che farla su questa vicenda, però già prima che avvenisse questo fatto il mio interesse verso casi come quello di Chiavenna era molto forte. Mi ha certo spinto a procedere in questa direzione, ma l’interesse c’era già”.
Tornando al tuo libro, navigando sul web sembra di capire che stia avendo parecchio successo.
“Sì, effettivamente sono rimasta molto colpita perché mi vengono rivolti apprezzamenti non solo dalle persone che abitano nella mia zona, ma da tutta Italia. Sono davvero tante le mail che mi arrivano ogni giorno, soprattutto da giovani che oltre a farmi i complimenti mi raccontano esperienze personali e le emozioni intime che il mio libro ha suscitato in loro”.
Ci sono autori ai quali sei legata e dai quali trai ispirazione?
“Per questo romanzo mi è stato utilissimo leggere il libro di Antonio Scurati ‘Il bambino che sognava la fine del mondo’. Poi amo Italo Calvino, Dostoevskij, David Grossman, Amos Oz e potrei citarne tanti altri”.
Hai qualche altro progetto in cantiere?
“A breve, forse a luglio, uscirà una raccolta di racconti gialli composti da sette scrittori e tra i quali ci sarò anch’io: si chiamerà “Estate in giallo” e uscirà sempre per la Newton Compton Editori. Oltre a questo sto già scrivendo un altro romanzo giallo, questa volta però esclusivamente di fantasia e non legato a fatti realmente accaduti”.