Due condanne per un totale di 10 anni di reclusione e tre assoluzioni. Si è concluso nel pomeriggio di oggi il processo a carico di quella che veniva considerata una banda di cinesi specializzata nello sfruttamento della prostituzione in appartamento, con un sistema rodato nel quale – secondo la teoria accusatoria sostenuta in aula dal pm Antonio Colonna – ognuno aveva il suo ruolo: centralinista, addetti alle inserzioni sui giornali, addetti alla gestione degli appartamenti, alla riscossione eccetera. L'indagine era scattata nel 2009 dalla segnalazione di un “amico” della giovane cinese parte offesa in questo procedimento, ovvero la ragazza costretta a prostituirsi prima in due appartamenti, in via Colombo e in via Roma. Appostamenti, pedinamenti e blitz nelle case in questione avevano portato i poliziotti della squadra mobile di Piacenza a stringere il cerchio attorno ai cinque imputati. Durante il dibattimento di fronte ai giudici Italo Ghitti (presidente), Elena Stoppini e Maurizio Boselli, il quadro si è chiarito ulteriormente definendo meglio i vari ruoli. Oggi ha testimoniato in aula l'ispettore Fausto Gaudenzi: più di un'ora di interrogatorio da parte del pm durante il quale l'investigatore ha ricostruito i vari passaggi dell'attività, sottolineando in modo particolare le prove raccolte nei due appartamenti presi in esame; tutte a confermare cosa avveniva all'interno di quelle case “dipinte” dagli imputati come semplici residenze. Dopo la deposizione di Gaudenzi i giudici si sono ritirati in camera di consiglio per poi uscire nel pomeriggio con la sentenza: Li Ping, difeso dall'avvocato Sara Stragliati in sostituzione di Gaetano Lecce, è stato condannato a 6 anni perf sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione; Luo Hong, difeso dall'avvocato Giovanni Capelli, è stato condannato a 4 anni per favoreggiamento della prostituzione e assolto dall'accusa di sfruttamento, mentre gli altri tre imputati Wu Ji Bin, Li Yuong Yan (difesi sempre dall'avvocato Capelli) e Wu Yu Fu (difeso dall'avvocato Mauro Pontini) sono stati assolti per insufficienza di prove. «Attendiamo le motivazioni della sentenza – hanno detto i legali dei due condannati – dopodiché valuteremo se ricorrere in Appello»