"I nostri giovani piacentini risultano un po' più diffidenti e sfiduciati rispetto alle prospettive e alle possibilità lavorative". Sono oltre 400 i giovani tra i 15 e i 34 anni che hanno preso parte all’indagine “La precarietà giovanile nei Comuni di Modena, Cesena e Piacenza”, presentata oggi a Bologna ed elaborata dall’Università di Modena e Reggio Emilia su impulso del Comune di Modena e in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e il coinvolgimento dei Comuni di Cesena e di Piacenza.
Si tratta di un primo prodotto (un’analisi di tipo esplorativo) elaborato nell’ambito delle attività dell’Osservatorio giovani regionale e rientra all’interno di un più ampio programma di azioni ed interventi a favore delle giovani generazioni attuato dalla Regione Emilia-Romagna.
Lo studio fotografa una realtà che, se pur parziale, può ben rappresentare il panorama dell’intera regione e contiene molti dati sulla percezione giovanile della precarietà nei diversi ambiti della vita.
“Questa ricerca, che ha il merito di parlare direttamente con i giovani, contiene molti dati sulla loro percezione della precarietà nei diversi ambiti della vita, dal lavoro alle relazioni”, ha detto l’assessore regionale al Progetto giovani Donatella Bortolazzi nel corso del convegno di presentazione che si è tenuto questa mattina in Regione e che ha visto, tra i relatori, gli assessori comunali di Modena, Cesena e Piacenza, Fabio Poggi, Matteo Marchi e Paola Beltrani, e il professor Claudio Baraldi dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Proprio l'assessore Beltrani ha focalizzato l'attenzione sullo spaccato dei piacentini: "Anche se le differenze tra le province sono minime, i piacentini appaiono un po' più sfiduciati, forse anche perché quelli intervistati sono risultati più in su con l'età, quindi da più tempo fuori dal mercato del lavoro. Dall'indagine è anche emerso che i nostri piacentini cercano rifugio principalmente nella famiglia, ma anche negli amici e nei luoghi di aggregazione che però fanno fatica a frequentare perché il più delle volte sono a pagamento".
“Il tema della precarietà tocca l’intera sfera personale condizionando il senso di fiducia rispetto al futuro”, ha sottolineato l’assessore Bortolazzi. “La ricerca conferma segnali di una crisi di fiducia che vogliamo contribuire a contrastare, in collaborazione con il territorio, con politiche e interventi che, senza sostituirsi o sovrapporsi a quelli di altri assessorati, vogliono favorire percorsi di indipendenza e autonomia, di azione e pensiero più che economica, dei giovani, cercando di intercettare e affiancare i soggetti più propensi ad uscire dai normali percorsi di formazione e di ricerca di impiego. Centrale può diventare allora l’attenzione agli spazi di aggregazione giovanile, ampiamente intesi, quali luoghi di relazione, incontro, confronto ma anche di risposta che, per questo, sono da rafforzare e sostenere”.
La ricerca
Per quanto riguarda gli intervistati, il 70,4% studia, mentre il 29,6% no. Tra questi il 73% è in una condizione lavorativa precaria (23% disoccupati, 16% in cerca di prima occupazione, 19% lavoratori a tempo determinato, 14% lavoratori a contratto).
I dati, in sintesi, raccontano di una crisi di fiducia sempre più emergente tra i giovani. Se, infatti, l’81,6% degli intervistati vede oggi più rischi rispetto al passato recente, solo 44,9% ha più fiducia rispetto all'anno precedente: il che significa che il 36,7% vede più rischi e non ha più fiducia. Inoltre, la maggioranza dei rispondenti (43,7%) afferma che prendere decisioni oggi è più difficile rispetto a un anno fa.
Gli elementi di preoccupazione aumentano se si guarda il sesso degli intervistati (il 60,2% di ragazze dichiara di avere meno fiducia nel futuro di quanto non ne avesse un anno prima) e con l’avanzare dell’età (ha più fiducia il 76,6% degli under-20 e solo il 65,1% degli over-20).
I contesti sociali nei quali i giovani piacentini, modenesi e cesenati percepiscono più acutamente una condizione di precarietà sono il lavoro e la scuola, mentre il gruppo di amici, la famiglia e, con qualche ambiguità, il rapporto di coppia sono contesti percepiti come “rifugio”: la precarietà è associata al lavoro nel 65,5% dei casi, alla scuola per il 40,2% mentre agli amici nel 17,2%, alla famiglia nel 14,9% e alla coppia nel 33,2%.
Per quanto riguarda l’occupazione, la precarietà è principalmente connessa a difficoltà di accesso alle esperienze di lavoro (nessuno prende in considerazione le candidature presentate) anche se il 65,5% degli intervistati si aspetta precarietà a un anno e il 52,9% anche a 10 anni.
L’osservazione della condizione di precarietà non comporta comunque, se non per una piccola parte di giovani, il ritiro dalla partecipazione attiva sulla base di una sfiducia radicale (il “di solito non sono disposto a comunicare”). Questa percentuale è bassa: 9,5% famiglia, 4,6% scuola lavoro e 2,5% amici. Anzi, la grande maggioranza dei giovani, in tutti i contesti sociali, si dichiara disponibile a rischiare sulla base della fiducia (cioè “comunica senza problemi anche se non sono come gli altri reagiranno”). Queste le percentuali: 57,1% scuola-lavoro, 74,1% amici, 59,9% famiglia, 62,8% coppia. In sostanza, la disponibilità a concedere fiducia è basata sull’affettività, contesto in cui ci si rifugia a fronte di altri in cui la pressione sociale è molto più alta o anche e soprattutto in un momento di crisi di fiducia.
È, infine, da sottolineare il fatto che il lungo periodo permette ancora di sperare, dunque di provare fiducia anche nei contesti e per le età in cui la sfiducia nel breve periodo è elevata: per quanto riguarda, ad esempio specificatamente il lavoro, se ha fiducia a un anno il 43,8% degli intervistati, la percentuale sale al 55% a 10 anni.
I progetti per i giovani e il nuovo bando regionale per i giovani
Anche per quest’anno la Regione Emilia-Romagna conferma le risorse per sostenere i progetti degli Enti locali a favore dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni. Il nuovo bando, che sarà approvato dalla Giunta nei prossimi giorni, destina 400 mila euro agli Enti locali per attività aggregative, cittadinanza attiva, informazione e azioni propedeutiche al lavoro in tutte le province dell’Emilia-Romagna. In particolare, per quanto riguarda i territori oggetto di indagine, l’assessorato regionale Progetto giovani, grazie ai finanziamenti della L.R. 14/08, ha anche realizzato o sta realizzando una serie di azioni pilota.
A Cesena, ad esempio, si sta consolidando la rete degli spazi di aggregazione giovanile ("Bulirò", "Garage", "Spazio Libero" e Ex Pescheria di Montiano) e puntando su azioni mirate al lavoro grazie al CesenaLab, un incubatore d'impresa nato con l'intento di sfruttare le opportunità del digitale per creare nuove imprese in team.
A Piacenza, invece, sta nascendo una nuova “Cittadella della creatività giovanile” per la promozione dell’imprenditoria giovanile in settori non prettamente tecnologici (arte, cultura, educazione o turismo), per l’orientamento, l’aggregazione giovanile di gruppi e per iniziative, eventi artistici e culturali.
Infine, il Comune di Modena ha avviato più progetti per favorire l’avvicinamento dei giovani al mondo del lavoro attraverso workshop, tirocini formativi nelle aziende, supporto all’imprenditorialità e alla creazione d’impresa, partendo dai luoghi di aggregazione dei ragazzi.