Cinghiali e danni ai raccolti, Confagricoltura: “Pronti ad azioni legali”

Il problema dei danni da fauna selvatica, da sempre presente sulle nostre colline, sta da qualche anno assumendo dimensioni crescenti e dilagando anche in zone relativamente antropizzate. Il proliferare della fauna selvatica riguarda, ultimamente, sempre più anche le aziende di pianura”. L’allarme è lanciato da Confagricoltura Piacenza che sta ricevendo ripetute segnalazioni, in particolare con riferimento ad un’elevata presenza di cinghiali ed ungulati che stanno danneggiando gravemente l’intero territorio provinciale. “Da tempo la nostra Associazione mantiene alta l’attenzione sulla problematica dei danni, sempre più consistenti, procurati dalla fauna selvatica e la situazione si fa sempre più insostenibile” sottolinea il presidente, Enrico Chiesa. “Inoltre, i danni mettono sempre più a rischio la produttività delle aziende e di conseguenza, la garanzia del reddito. Raccogliendo l’esasperazione frutto di questa situazione, chiediamo alle istituzioni urgenti azioni per risolvere questo drammatico problema e ricondurre la popolazione di selvatici entro limiti sostenibili dal territorio agricolo”. Confagricoltura Piacenza sottolinea la scarsa efficacia delle misure prese per contenere il proliferare di questi animali (censimenti, monitoraggi, caccia di selezione, rimborso danni, reti antintrusione). “La nostra richiesta – sottolinea Chiesa – va nella direzione di difendere il patrimonio paesaggistico e preservare l’equilibrio naturale della fauna e della vegetazione che il moltiplicarsi degli ungulati e il conseguente abbandono dell’attività agricola mette a rischio; segnaliamo la necessità di ridurre il rischio per l’incolumità degli automobilisti”. Questi animali stanno aumentando in zone che non sono il loro habitat naturale ed è opportuno che si mettano in campo azioni efficaci, evitando così anche manifestazioni più eclatanti e pericolose atte alla legittima difesa del reddito derivante dalle attività agricole. “Sono necessari ulteriori provvedimenti – spiega Chiesa – anche alla luce di quanto attuato in Liguria e in Toscana: aumentare il numero di capi da prelevare, ampliare ulteriormente il calendario venatorio e aumentare il numero delle giornate per i prelievi, dare la possibilità ai proprietari di terreni in regola con la licenza di caccia di attuare forme di contenimento degli ungulati sui propri fondi. Si deve, dunque, lavorare prioritariamente sul contenimento della fonte di danno ed abbandonare la logica dell’indennizzo successivo e non sempre certo per arrivare, da subito, al corretto riconoscimento del danno arrecato, che includa anche il valore di trasformazione dei prodotti agricoli compromessi. Quando i danni si verificano – conclude Chiesa – qualcuno deve pagare, non sono più accettabili stime al ribasso e tempi di pagamento incerti”.

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Confagricoltura ha intenzione di perseguire un concetto nuovo: quello dell’azione legale nei confronti di quei soggetti che per scelta od omissione colposa si contrappongono alla soluzione del problema, secondo una non meglio precisata logica di tutela ambientale che sottende il malriposto principio che è tutto bene ciò che è naturale ed è tutto male ciò che è umano, consentendo che animali selvatici siano liberi di agire senza controllo devastando i campi, mentre gli allevatori sono al contempo prontamente sanzionati se non ottemperano alle norme sul benessere animale.