"La festa e' finita. È stata un'esperienza meravigliosa che ha scoperto un lato per molti aspetti inedito di Piacenza che si è svegliata dal suo torpore e dalla sua diffidenza". E secondo Andrea Paparo (Pdl), assessore provinciale al Lavoro e già candidato sindaco alle scorse comunali, un'esperienza del genere potrebbe anche non rappresentare un evento così isolato. Non certo nei termini mastodontici di un'adunata da quasi mezzo milione di persone ma comunque si potrebbe pensare a un evento, o meglio, a un fine settimana dedicato semplicemente allo stare insieme. "Ed è una cosa possibile – dice Paparo – a giudicare da come Piacenza ha risposto in questi giorni".
"In quanti hanno detto in questi giorni 'non ho mai visto la città così bella'? – si chiede Paparo – L'adunata degli Alpini e' un evento irripetibile, unico ed è giusto che siano altre città a misurarsi ed ospitare questa festosa invasione. Piacenza però può imparare la lezione: organizzazione, collaborazione, ospitalità, vivacità. Potremmo organizzare ogni anno, come una sorta di ricorrenza, un fine settimana di iniziative , feste , senza grandi eventi, nomi o spese dove semplicemente i piacentini scendono per strada, i bar allestiscono chioschi, si appendono le bandiere ai balconi e magari i fiori alle finestre, la citta' si fa bella , la gente parla, chiacchiera e – perché no – canta. Magari qualche alpino – in versione non ufficiale – tornerebbe, magari arriverebbero altri curiosi da altre città vicine per un fine settimana di festa, compere, gastronomia, turismo e cultura".
E l'idea è che la vitalità di una simile occasione possa essere contagiosa e portare benefici a tutta la collettività in termini di divertimento e in termini economici. "Magari ognuno di noi potrebbe invitare od ospitare un amico o un parente in quel fine settimana, magari lo stesso i giovani studenti con loro coetanei di altre città o Paesi. Un week end dell'ospitalita' per far conoscere, riscoprire ed apprezzare la nostra bella città".
Tutto ciò, secondo l'assessore Paparo, sfruttando una delle caratteristiche più peculiari di Piacenza: "La nostra posizione e' strategica non solo per le merci della logistica, ricordiamoci che siamo facilmente raggiungibili anche dalle persone. Magari non diventerà un festival internazionale ma riscopriremmo la nostra città e uno spirito ottimista che non ci può che fare bene".
Una presa di posizione condivisa dai molti piacentini, quella di Paparo, anche se non trova d'accordo il presidente dell’Unione commercianti Alfredo Parietti, che invita a non farsi facili illusioni. Secondo Parietti limitarsi a mettere qualche tavolo all’esterno può esser sufficiente giusto per gli alpini: "La differenza la fanna 400mila persone: se non ci sono, camhia tutto". Il che significa, secondo Parietti, che in altre situazioni – ovvero senza una simile massa di persone – si deve pensare a organizzare e programmare eventi ben più strutturati.
Eventi per i quali le varie categorie di cittadini dovrebbero essere maggiormente coinvolte, secondo Franco Ardenna dell'Adoc, associazione di consumatori. "Il comune ha pensato bene di spendere 850mila euro per la tre giorni degli alpini ma non ci ha minimamente coinvolti. Eppure le associazioni di consumatori esistono, a Piacenza, a avrebbero potuto dire la loro". Per esempio, prosegue Ardenna, si poteva chiudere all'accesso degli alpini il giardino Merluzzo all'incrocio tra via Roma e via Alberoni; "così come sono stati chiusi i giardini Margherita, il parco della Galleana e altre aree verdi della città", sottolinea Ardenna. Il risultato è che ora il giardino in questione è messo decisamente male: "Sa com'è – dice – Quando sull'erba ci passi con i camion a rimorchi..". Franco Ardenna fa sapere che ha già scritto al sindaco Paolo Dosi ed è in attesa di risposta.