Prima udienza in mattinata in Tribunale per il titolare, ormai ex, del bar Camelot di Alseno. Si tratta dell'albanese Dajmamir Ushima, 42enne accusato di favoreggiamento della prostituzione, con il coinvolgimento di una minore, spaccio e cessione di stupefacenti, nello specifico cocaina. All'udienza era presente l'imputato, che dallo scorso 18 ottobre si trova agli arresti domiciliari.
Nella prima udienza si e' svolta la requisitoria del pm Antonio Colonna,il quale ha richiesto le prove, cioe' le intercettazioni e i filmati prodotti dai carabinieri di Fiorenzuola. Per l'accusa di sfruttamento della prostituzione, la pratica e' stata inviata alla competente procura di Bologna. La prossima udienza e' stata fissata per il prossimo 11 luglio. Ferdinando Nicola Di Martino, 34enne originario di Torre Annunziata, ritenuto il “braccio destro” dell’albanese nella gestione del traffico di droga era invece gia' stato processato e condannato a 2 anni e 8 mesi per detenzione e spaccio di stupefacenti. Denunciati anche altri sette albanesi, tra i 22 e i 34 anni, per detenzione di droga. L’indagine denominata "Artù" è partita nel dicembre 2011 ed ha tratto spunto da un’attività di osservazione fatta nei pressi del bar, collocato sulla via Emilia Parmense.
Quando i militari si sono resi conto del viavai, hanno approfondito ulteriormente le indagini utilizzando anche telecamere e intercettazioni telefoniche. Facendo un calcolo complessivo si parla di 400 grammi di cocaina ceduti in due mesi. Ma come detto l’attività non si esauriva alla chiusura del locale. Una volta abbassate le saracinesche ecco un nuovo viavai, questa volta di prostitute che l’albanese conosceva direttamente e che partecipavano agli incontri sessuali con alcuni clienti che lui stesso si premurava di organizzare per poi trattenersi una percentuale sul prezzo delle prestazioni. In una serata incassava qualcosa come 500 euro e non di rado avrebbe offerto droga alle donne. L’intervento dei carabinieri ha permesso di sgominare il giro di spaccio e di prostituzione.
Non si faceva mancare nulla l'allora titolare del Camelot: spacciatore di giorno e gestore di un vero e proprio “bordello” di notte. Tutto, a suo dire, "per risollevare le sorti del locale". A nulla sono valse le giustificazioni. I carabinieri del Nucleo operativo di Fiorenzuola hanno appurato che lo straniero aveva avviato un fiorente giro di spaccio di cocaina con clienti che arrivavano dalla Valdarda, ma anche da Piacenza, Salsomaggiore e da Fidenza. E, una volta chiuso il locale, apriva le porte a prostitute italiane e straniere per incontri sessuali con avventori di ogni età. Li organizzava in prima persona. Non prima però, di aver testato personalmente le arti amatorie delle donne, tra le quali anche minorenni e ragazze della Valdarda che in questi periodi di crisi, avevano la necessità di arrotondare.