AGGIORNAMENTO – Se i cinghiali piacentini sono risultati essere del tutto sani e privi di qualsivoglia radioattività, la domanda sorge spontanea: da cosa è nato l’allarme riguardo la presenza di Cesio negli ungulati? La stessa domanda se l’è posta Giuseppe Biasini, direttore dell’Arpa di Piacenza: “I cinghiali piacentini e italiani in generale sono sicuri e sani. Gli animali che hanno fatto rilevare preoccupanti livelli di Cesio provenivano probabilmente dall’estero, in particolare da quei paesi che hanno vissuto catastrofi nucleari. E’ solo un sospetto, ma di certo i nostri cinghiali non hanno fatto rilevare criticità”.
A seguito dei rinvenimenti, ad inizio marzo, di concentrazioni anomale di radioattività da Cesio137 nelle carni di cinghiali cacciati in Val Sesia, l'ARPA Emilia-Romagna – Sezione provinciale di Piacenza, in collaborazione con il Settore di Tutela faunistica della Provincia di Piacenza, ha predisposto un piano di monitoraggio delle carni di cinghiali piacentini, al fine di acquisire specifiche informazioni circa lo stato della contaminazione radioattiva delle popolazioni del cinghiale del nostro territorio.
Nell'ultima decade di marzo sono state pertanto contattate le squadre di caccia al cinghiale operanti in provincia, che hanno provveduto a conferire 23 campioni di carni provenienti da altrettanti animali abbattuti in varie zone distribuite sul territorio collinare e montano provinciale. Gli esami radiometrici di laboratorio, i primi dei quali effettuati già il 27 marzo dal CTR Radioattività ambientale di ARPA, hanno evidenziato livelli di Cesio137 inferiori o prossimi alla minima attività rilevabile (pari a circa 1 Bq/kg).
“Siamo particolarmente soddisfatti dell'operazione realizzata con ARPA – ha commentato l'assessore provinciale alla tutela faunistica Manuel Ghilardelli – non solo per le rassicurazioni che ci provengono dai risultati delle analisi sulle carni, ma anche per l'efficacia e la tempestività della collaborazione tra i due Enti e della risposta che hanno dato i cacciatori. Questi ultimi hanno dimostrato di non volersi sottrarre al ruolo di sentinelle del territorio, che viene loro sempre più frequentemente richiesto e che in questo caso consente di tranquillizzare le centinaia di persone che consumano cinghiale”.
In Emilia-Romagna è in essere, dal 1982, una Rete Regionale di monitoraggio della radioattività ambientale, la cui organizzazione e programmazione è in capo alla Regione e la cui gestione, per le attività di rilevamento e misura, è in capo ad ARPA.
Con specifico riferimento al recente ritrovamento di cinghiali "radioattivi" in Val Sesia, l'attuale programma della Rete Regionale prevede l'esecuzione di campionamenti di selvaggina presso un'azienda ubicata in provincia di Forlì-Cesena su animali di provenienza estera. Nel corso degli anni 2005-2006 si eseguirono anche campionamenti su selvaggina cacciata nel territorio Imolese (BO), le cui analisi radiometriche evidenziarono livelli di Cesio137 inferiori o prossimi alla minima attività rilevabile (circa 1 Bq/kg).