Festa del lavoro (che non c’è) a Piacenza, manifestazione a lutto

Difficile astrarre la giornata di oggi dal contesto di una crisi che anche a Piacenza ha assunto contorni gravissimi. Il primo maggio 2013 più che una festa è diventata un'occasione, per lanciare un messaggio di speranza da parte dei sindacati, per chiedere che siano rivendicati i propri diritti, dalla parte di chi lavora. La giornata si è aperta con il corteo partito questa mattina alle 9,30 da Barriera Genova e giunto sino ai piedi di Palazzo Mercanti . Tra i partecipanti, molti i lavoratori che hanno perso il posto a seguito della chiusura delle rispettive aziende. Ultime in ordine di tempo, nella provincia di Piacenza, Atlantis, Telecom, Edison e, notizia di oggi, anche la Datamars di Pianello che commercia materiali plastici. Un crisi che si estende in tutti i settori, con gravi ripercussioni sul tessuto sociale e che – secondo le parole dei rappresentanti dei sindacati confederali, va arginata al più presto. “I segnali che abbiamo sono di un continuo peggioramento delle condizioni, le chiusure delle aziende a Piacenza si moltiplicano e anche le piccole aziende artigiane non reggono più. Unico segnale positivo il riannodarsi di un rapporto unitario con Cisl e Uil per proporre al governo interventi urgenti, a partire dal rifinanziamento della cassa integrazione, dalla necessità di metter mano sul problema degli esodati e dalla riforma fiscale – ha commentato Gianluca Zilocchi di Cgil.

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“Oggi è una festa drammatica – ha proseguito Marina Molinari, segretario di Cisl – ma vogliamo lanciare un messaggio di speranza. Con Cgil e Uil, dopo cinque anni di assenza di dialogo, abbiamo redatto un documento che fa ripartire una strada in comune. Speriamo di essere un esempio positivo per questo paese che deve ritornare a condividere le scelte per il futuro”.

Messaggio raccolto anche da Massimiliano Borotti, segretario di Uil: “Un anno molto difficile per il paese e per Piacenza che ha visto la chiusura di 412 imprese dall'inizio dell'anno. Se non ripartiamo dal valore del lavoro questo paese non avrà futuro”.