Dopo tante utilissime e formative peregrinazioni in Italia e anche all'estero, torna ad esporre a Piacenza Franca Franchi che sabato 4 maggio (ore 18) allo spazio d’arte Sant'Ilario, corso Garibaldi 21, inaugurerà la personale “Raggi di luce filtrati e non”. Fino al 19 maggio si potranno allora ammirare le ultime creazioni, i “cristalli d'acqua illuminati”, originali composizioni vivificate da una luce sia naturale ma soprattutto – ecco la novità – artificiale.
«Lo spazio espositivo Sant'Ilario, non vasto, intimo e semi-arredato, mi ha suggerito – sottolinea l'artista – di proporre alla mia città gli ultimi lavori, i “cristalli d'acqua illuminati”. Con i piani dei tavoli e le installazioni in precedenza realizzati completano le “sculture da vivere”, complementi di arredo sempre più parte integrante della vita quotidiana. L'utilizzo della luce artificiale esprime una funzione aggiuntiva rispetto a quella dell'opera d'arte tout court, dell'oggetto soltanto lavorato. Il mio percorso in continua evoluzione è approdato ad un ambito legato al design per sperimentare nuove “contestualizzazioni”. La matrice rimane identica – frammenti e schegge di cristalli, di specchi e di vetri di recupero – ma l'innesto della luce artificiale aggiunge una nuova funzione, conferisce una diversa “contestualizzazione” all'opera. La luce, condizione necessaria per il mio primo contatto con la composizione, al tempo stesso viene trasmessa dall'opera, ma la magia è rappresentata dal suo sdoppiamento. Infatti, quando il “cristallo d'acqua” viene colpito dalla luce artificiale, ne risultano modificati colori e riflessi attraverso nuove trasparenze».
Con questo nuovo ciclo Franchi conquista un diverso spazio espressivo che, dalla semplice lucentezza e trasparenza di cristalli e vetri rotti, raggiunge un'ineffabile chiarezza interiore.
Alla base di tutto ci sono sempre scomposizione e ricomposizione del substrato come metaforica frantumazione del proprio “Io” e successiva ricostruzione fra rigore dell'intuito e ispirazione dell'attimo fuggente.
L'individuazione di questo nuovo filone trova singolare unità in un audace assemblaggio, un piccolo-grande puzzle, che diventa allegoria delle assurdità e delle incongruenze della vita.
Progressivamente l'esprit de geometrie in Franchi diventa allora esprit de finesse imponendo così un ordine alla materia grezza e un ritmo all'esperienza, fondendo i tasselli in un'unità superiore per un più coinvolgente godimento estetico.
Non c'è nessuna eccentricità ma solo un tentativo di assecondare e rielaborare le energie – prima visive poi psichiche – trasmesse da selezionati materiali.
Il controllato individualismo dell'artista stimola dunque una diversa riflessione sulla materia, sul significato del fare e dell'esistere che – dalla semplice dimensione domestica – si addentra nella sfera spirituale.