Truffe clamorose, per cifre clamorose. Si parla di orologi di pregio, Rolex e Audemars Piguet per quasi 250mila euro, mezzo miliardo delle vecchie lire. E' la più clamorosa delle accuse di cui si discuteva questa mattina in Tribunale davanti al giudice Elena Stoppini per fatti che risalgono al periodo a cavallo tra il 2008 e il 2009. Tutte, comunque, dello stesso tenore per quanto riguarda le modalità: gioiellieri o comunque commercianti abbindolati con qualche acquisto discreto regolarmente pagato e poi fregati quando l'acquisto le cifre in ballo erano ben più consistenti.
Numerosi i capi di imputazione di cui dovevano rispondere, a vario titolo, i tre imputi Fabrizio Zangrandi, Onofrio Smiroldo e Stefano Vercesi. Tra questi anche l'acquisto di un treno di gomme pagate con titoli risultati poi non validi. Discussione in aula, dunque, culminata con le richieste di pena formulate dal pm d'udienza Giulio Massara e con le successive richieste da parte dei vari avvocati difensori: Antonino Rossi per Zangrandi, Carlo Bonino per Smiroldo e Aldo Nicolini di La Spezia per Vercesi. Quest'ultimo è stato assolto da tutte le accuse, gli altri invece sono stati condannati sebbene la loro posizione sia stata ridimensionata: caduta, ad esempio, l'imputazione che riguardava proprio l'acquisto di più Audemars Piguet in una gioielleria del centro per un valore di 220mila euro pagati, secondo la procura, con assegni scoperti o rubati. I rapporti non chiari tra la parte offesa e gli imputati hanno fatto propendere il giudice per l'assoluzione. Condanne, invece, per un altro acquisto in una seconda gioielleria, sempre del centro: due Rolex, di cui un Gmt in oro, pagati con assegni per 12mila e 10mila euro risultati poi oggetto di furto. Fabrizio Zangrandi è stato condannato a 3 anni e 10 mesi di reclusione mentre Onofrio Smiroldo a 3 anni e 4 mesi. «Attendiamo le motivazioni della sentenza – dichiara l'avvocato Rossi – e poi valuteremo la strategia anche se posso già anticipare che faremo appello».