L’ex questore di Piacenza Piero Innocenti interviene sulla manifestazione degli ultras della Lupa messa in scena sabato scorso 13 aprile in via Roma. Manifestazione organizzata per portare la solidarietà della Curva Nord ai residenti della zona, teatro di un’escalation di violenza negli ultimi giorni. Manifestazione che tante polemiche ha suscitato livello locale. A prendere posizione ora è anche l’ex questore Innocenti: “Francamente non mi è piaciuta questa “solidarietà” intimidatrice” chiosa. Innocenti critica poi l’atteggiamento del sindaco Paolo Dosi: “Mi sarei aspettato qualche (timida) presa di posizione contro anche del sindaco, sempre attento ai temi della inte(g)razione con gli altri”.
IL COMUNICATO DI PIERO INNOCENTI
I migranti giornalieri italiani che “tolgono” lavoro agli svizzeri
Due fatti recenti, scollegati tra di loro, sugli stranieri, ci suggeriscono di fare due sintetiche considerazioni. La prima riguarda il corteo “pacifico”( solo perché non ci sono stati incidenti) di qualche centinaio di giovani ultrà, tifosi della Lupa Piacenza Calcio, accompagnati, in coda al corteo, da qualche esponente politico locale della Lega e della destra, che hanno sfilato nel quartiere multietnico di Via Roma, inneggiando, con canti in dialetto, al “valore”(!) della piacentinità e manifestando, in tal modo, “solidarietà” ai piacentini che vivono in quel quartiere, con i disagi connessi ad episodi di intemperanza e di inciviltà di taluni stranieri tra quanti, pure da anni, vi hanno preso alloggio e avviato piccoli esercizi commerciali ( frequentati da tutti). Insomma, con uno sventolio di bandiere tricolori, i “pacifici” manifestanti hanno voluto ricordare a “quelli” che sono a Piacenza che debbono “rigar dritti” (altrimenti sono guai?). Francamente non mi è piaciuta questa “solidarietà” intimidatrice e mi sarei aspettato qualche (timida) presa di posizione contro anche del sindaco, sempre attento ai temi della “inte(g)razione” con gli “altri”.
Il secondo episodio ha riguardato i nostri cittadini “frontalieri” che, a centinaia, ogni giorno, si recano in Svizzera a lavorare per rientrare la sera a casa, in Italia. Pare che i “nostri” non siano più tanto graditi perché tolgono lavoro ai “locali” e li stanno facendo “restare in mutande” ( così li rappresentavano alcuni manifesti affissi nella pubblica via a Berna e a Ginevra). Qualcuno della Lega Ticinese, già l’anno passato, aveva avuto la brillante idea di costruire una sorta di muro al confine con l’Italia, ma la sola idea di rappresentare i nostri lavoratori come topi (la storia, purtroppo, si ripete) che sgranocchiano, a scrocco, emmenthal svizzero, è davvero insopportabile ed è una deformazione della realtà, perché tutti gli immigrati contribuiscono alla ricchezza del paese in cui vanno a lavorare. Mi sono tornati alla mente vecchi, sbiaditi ricordi di quando, una sessantina di anni fa, in diversi locali pubblici svizzeri (e tedeschi), furono apposti cartelli con la scritta “ingresso vietato ai cani e agli italiani” o quando, nel settembre 1973, nella “ospitale” Ginevra, gli operai italiani vivevano in trentadue per ogni baracca dotata di un lavandino e di un gabinetto ogni sedici persone! Gli slogan svizzeri e quella sfilata “pacifica” piacentina sono manifestazioni che non aiutano a vivere bene in una comunità multietnica e solidale. Sono per il rispetto della legge, da parte di tutti, ma dobbiamo ricordarci anche delle tante violenze che vennero usate, molti anni fa, contro i nostri migranti e che non vorremmo mai si ripetessero. Voglio ricordare solo quel brutale episodio del 17 agosto 1893, in Francia , ad Aigues Mortes, con una decina di italiani emigranti uccisi dai francesi e un centinaio feriti, dopo una sanguinosa caccia all’uomo. Erano stati accusati di rubare il lavoro ai locali nelle saline!
Profondo rispetto, allora, nei confronti di tutte le persone che emigrano per lavorare, ricordando che nel 2012 si sono contati oltre 4milioni di nostri concittadini che vivono all’estero per lavoro, privilegiando i paesi dell’UE (54%),le Americhe (30%) ma anche l’Oceania, l’Africa e l’Asia.
Piero Innocenti