AGGIORNAMENTO ORE 17,44 – Il presidente della Regione Vasco Errani ha firmato la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per tutto il territorio regionale e per la durata massima prevista di 90 giorni, a causa degli eccezionali eventi alluvionali e delle gravi situazioni di dissesto idrogeologico in atto in Emilia-Romagna. Nella lettera inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti e al Capo del Dipartimento di protezione civile Franco Gabrielli viene quantificato in 63 milioni di euro un primo fabbisogno finanziario per la realizzazione degli interventi di somma urgenza, a salvaguardia della sicurezza dei cittadini e per il ripristino dei servizi essenziali. Per far fronte alle prime e più immediate necessità la Regione ha già stanziato 700 mila euro, mentre circa 2 milioni e 500 mila euro sono stati al momento resi disponibili da Comuni, Province e Consorzi di Bonifica.
La richiesta nasce dalla eccezionalità degli eventi, dalla gravità dei danni e dall’elevato rischio residuo che permane sui territori colpiti, oltre che dall’ impossibilità di fare fronte a tale situazione con i mezzi finanziari e i poteri ordinariamente disponibili da parte di Regione ed Enti locali.
“Non possiamo tuttavia continuare a ragionare solo in termine d’emergenza – questo il commento del presidente Errani – la grave situazione di questi giorni ripropone in tutta la sua importanza il tema della prevenzione. Occorre garantire alle Regioni risorse stabili e costanti per la manutenzione ordinaria. Serve un Piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio”.
I ripetuti eventi meteorologici che dal mese di marzo hanno interessato il territorio regionale e che tutt’ora proseguono, insieme al contestuale scioglimento del manto nevoso, hanno generato lungo i corsi d’acqua Enza, Secchia, Panaro e Reno piene lunghe e significative con più colmi successivi e livelli idrometrici che si sono mantenuti al di sopra del livello di attenzione per molti giorni consecutivi.
In difficoltà anche il reticolo idrografico minore e principale del territorio montano ove ondate di piena hanno danneggiato o distrutto numerose opere idrauliche, provocato erosioni spondali, tracimazione di fossi e canali, danni alle strutture dei ponti e cedimenti di parti delle reti fognarie e acquedottistiche. Danni significativi ci sono stati alla viabilità provinciale e comunale con interruzioni totali o parziali del traffico.
I fenomeni hanno interessato sostanzialmente tutte le province dell’Emilia-Romagna e circa 70 comuni. Le segnalazioni di danni ad oggi (ma il dato è in continuo aggiornamento) sono oltre 410, di cui 20 relative a criticità idrauliche e circa 390 relative a dissesti.
Un primo quadro delle principali criticità idrauliche
Le principali criticità idrauliche riguardano l’impianto idraulico di Gandazzolo sul Fiume Reno; l’aggravamento di erosioni spondali del Rio San Rocco, del Rio Acquicciola e del Fosso del Faggianeto a Fiumalbo (MO), ma anche del torrente Scoltenna e del Rio Grosso a Pievepelago (MO). Importanti erosioni spondali anche per quanto riguarda il fiume Secchia nel comune di Carpineti (RE) e il torrente Baganza in corrispondenza del ponte sulla SP 15 nel comune di Sala Baganza (PR). Da segnalare anche il crollo del ponte in via Rosola tra i comuni di Zocca (MO) e Montese (MO) con conseguente chiusura al transito.
I dissesti e la viabilità
I principali fenomeni di dissesto idrogeologico, con evacuazione di circa 20 persone, riguardano i comuni di Marano sul Panaro (MO), Carpineti (RE), Castellarano (RE), Vetto (RE) , Canossa (RE).
Sono inoltre stati riscontrati situazioni di grave rischio per 14 edifici residenziali e 4 attività produttive nei comuni di Gaggio Montano (BO), Montese (MO), Neviano degli Arduini (PR), Tizzano Val Parma (PR), Vernasca (PC), Casola Valsenio (RA) Carpineti (RE), (Case Lanzi, ), Casina (RE), Toano (RE).
Per quanto riguarda la viabilità sono state segnalate circa 13 strade interrotte, senza alternative, che comportano l’isolamento di 14 abitazioni per circa 40 persone in diverse località nei comuni di Castel di Casio, Gaggio Montano, Sasso Marconi, Montese, Prignano sulla Secchia, Neviano degli Arduini, Traversetolo, Travo, Canossa, Vetto e Villa Minozzo a cui si aggiungono circa 31 strade comunali e 47 strade provinciali parzialmente interrotte con transito limitato, alcune delle quali in caso di chiusura potrebbero comportare l’isolamento di 6 località. Si segnalano inoltre interruzioni totali di viabilità statale nelle province di Forlì-Cesena e Parma e, a senso alternato, a Piacenza sulla SS45.
AGGIORNAMENTO ORE 9,30 – Situazione frane, non si fermano gli acquazzoni sulla nostra provincia. Su alcune strade, specie in Valtrebbia, la situazione resta ancora critica tanto che il presidente della Regione Vasco Errani,sollecitato anche da numerosi sindaci della zona ha firmato la richiesta di stato di emergenza al Governo. Si stimano danni per oltre 30 milioni di euro. Per quanto riguarda gli interventi dei vigili del fuoco non si segnalano particolari problemi: un paio di allagamenti e qualche disagio sulla strada Castellana di Forenzuola. Sulla strada statale 9 “via Emilia” si segnalano rallentamenti in località Fiorenzuola d’Arda (PC), a causa dell’esondazione di un canale (km 237,400). Sul posto è presente il personale Anas per la regolazione del traffico e il monitoraggio delle condizioni di sicurezza della circolazione. Anche il sindaco Giovanni Compiani sta monitorando la situazione: “Queste piogge non hanno provocate frane sul nostro territorio ma problemi ad alcune importanti arterie stradali. Stiamo gestendo l’emergenza e verificheremo i danni”.La situazione meteo dovrebbe migliorare nel corso del pomeriggio. Nel weekend fenomeno delle precipitazioni in attenuazione, anche se da lunedì sono prEviste altre piogge. Ai nostri microfoni (sentito nella trasmissione Partenza in Ferrari) il sindaco di Cerginale e presidente della comunità montana Massimo Castelli, dopo aver firmato la richiesta di stato di calamità, è tornato a ribadire la sua preoccupazione: “E’ una situazione drammatica. Non sappiamo più che pesci pigliare”. Non si è fatta però attendere la risposta di Giampaolo Maloberti, consigliere provinciale della Lega Nord: “Anche le comunità montane hanno le loro colpe. Non hanno operato nel bene della comunità. Quello che sta succedendo in questi giorni non è frutto della casualità. Si pagano venti anni di malagestione del territorio”
AGGIORNAMENTO ORE 18 – “Vista l’eccezionalità del maltempo delle ultime settimane, il Presidente Vasco Errani firmerà a ore la richiesta al Governo di dichiarazione dello stato di emergenza”. L’assessore regionale alla Difesa del suolo Paola Gazzolo traccia un primo bilancio dell’emergenza che si è abbattuta in queste settimane sull’intera Emilia Romagna. “Il primo trimestre del 2013 si è rivelato quello più piovoso dell’ultimo trentennio: una situazione che segue gli eventi già registrati a fine 2012 in particolare sulle zone della costa e dell’Appenino romagnolo”. Precipitazioni prolungate che hanno determinato 409 frane ed eventi di dissesto sul territorio regionale, 21 quelli relativi alla provincia di Piacenza. Tra i comuni colpiti, Bettola, Bobbio, Castell’Arquato, Cortemaggiore, Ferriere, Pecorara, Pianello, Travo e Vernasca, oltre a Marsaglia e ai tratti della Statale 45 di competenza di Anas. “Si tratta di dati tuttora in aggiornamento”, precisa l’assessore. “I Servizi tecnici di bacino stanno ultimando la ricognizione sulla base delle segnalazioni in continuo arrivo da parte dei Comuni: una volta completata, partirà la richiesta dello stato di emergenza”. Ad una prima stima, la conta dei danni risulta particolarmente elevata. “Solo per gli interventi di ripristino saranno necessari oltre 30 milioni di euro, ma alla fine il conto sarà più elevato perché destinato a comprendere le segnalazioni dei Consorzi di bonifica e quelle relative alle strade provinciali”, aggiunge la Gazzolo. “Ottenere finanziamenti statali non sarà semplice, ma ci impegneremo per raggiungere l’obiettivo giocando di squadra con altre Regioni interessate dall’emergenza, a partire da Liguria e Toscana”. L’Agenzia regionale di Protezione Civile ha comunque provveduto ad un primo stanziamento di 700 mila per fronteggiare le situazioni più gravi: 40 mila euro sono stati assegnati al comune di Ferriere in seguito alla chiusura della strada di Cattaragna per la caduta di massi; 60 mila al comune di Cortemaggiore per un intervento relativo alle arginature. Lo scorso 23 marzo è stato inoltre firmato il Decreto che assegna alla Regione Emilia Romagna 8,8 milioni di euro a favore dei territori colpiti dal maltempo dello scorso novembre. “Di questi fondi – precisa la Gazzolo – 5,8 milioni saranno destinati ad un “Piano di manutenzione straordinaria” che vogliamo predisporre con gli enti locali: una prima importante risposta agli aggravamenti delle situazioni critiche segnalati in questi giorni”. Al tempo stesso, prosegue l’assessore, va sottolineata l’importanza della manutenzione ordinaria come vera azione di prevenzione del dissesto. “Serve che a livello nazionale venga data priorità al tema della sicurezza valutando la richiesta di un Piano decennale per prevenzione del rischio idrogeologico e la manutenzione del territorio, più volte avanzata dalla Regione Emilia Romagna” conclude l’assessore. “Si tratterebbe di uno strumento importante per dare concretezza all’economia della prevenzione, capace di fare della sicurezza territoriale un volàno per la crescita economica e l’occupazione”.
AGGIORNAMENTO ORE 14 – Altra frana anche a Travo con molte strade a rischio. Il sindaco Lodovico Albasi con ordinanza ha chiuso la strada che collega Donceto alla Pietra Perduca visto che una nuova frana ha invaso la carreggiata a Montà. Tecnici e operai stanno intervenendo per l’amergenza in molte altre strade del territorio di Travo. Secondo una prima stima, i danni ammonterebbero già a un milione di euro. “Sono pronto a chiedere al presidente Vasco Errani di effettuare un sopralluogo – ha detto il sindaco Albasi – qui serve un intervento radicale altrimenti a ogni acquazzone succedono queste cose”.
La situazione idrogeologica delle vallate piacentine sta assumendo contorni seriamente preoccupanti. Il maltempo e una condizione di stabilità già di per se precaria stanno consumando le pareti montane e collinari della Valtrebbia e della Valnure. A marzo la statale 45 è stata interessata da due smottamenti, l’ultimo dei quali sabato scorso 30 marzo nei pressi di Marsaglia. E questo rappresenta forse il caso più grave. Ieri specialisti da Belluno si sono recati nel punto del cedimento per una prima supervisione arrivando alla conclusione che un intervento di messa in sicurezza è quanto mai urgente dal momento che la frana sta lentamente consumando l’asfalto della statale. Spostandoci a Ottone, in località Rocca Corvi, si è verificato il crollo di una parete montuosa a lato strada, crollo che si è portato dietro anche le barriere protettive con comprensibile pericolo per gli automobilisti. Nei pressi di Travo, a Bobbiano, a cedere è stato invece il torrione, un danno tanto grave da costringere alla chiusura anche la vicina chiesa. La Valnure non se la passa meglio. A Farini, in località Pradovera, sono stati numerosi gli smottamenti e ora la paura è tanta per una zona che da sempre è soggetta a instabilità idrogeologica.
A questo punto una domanda sorge spontanea. Dal momento che gli enti locali da sempre fanno estremamente fatica ad occuparsi di singoli problemi così gravosi dal punto di vista economico, e considerato che in questo periodo non si parla di una frana ma di numerose frane avvenute in un arco di tempo brevissimo, cosa si può chiedere alla Regione Emilia Romagna per cercare di risolvere il problema in modo, per così dire, complessivo? Una domanda non facile che abbiamo girato al presidente delle Comunità Montane Massimo Castelli, il quale in effetti già aveva pensato a due possibili soluzioni.
“E’ fondamentale fare opera di prevenzione, e l’ho già proposto per i prossimi piani di sviluppo rurale: per prima cosa bisogna incentivare l’attività delle aziende agricole affinché, attraverso finanziamenti, possano implementare il proprio lavoro e contemporaneamente si occupino anche della manutenzione del territorio. Le aziende del territorio possono fare molto, perché molto del dissesto che si crea è generato dal fatto che la montagna, coltivata un tempo, ora è abbandonata: quindi le aziende vanno rinforzate affinché si possa affidar loro questo compito di utilità, quello di mantenimento.”
Secondo Castelli è urgente una politica strutturale che investa – tra gli altri -anche il Consorzio di Bonifica: “Oltre che dell’irrigazione, il Consorzio dovrebbe occuparsi anche della manutenzione, visto che i cittadini pagano un contributo. In questo modo si potrebbe affrontare il fenomeno con interventi e politiche ben definite di prevenzione, naturalmente ricorrendo alle risorse che si hanno. Certo, per quanto riguarda le risorse stiamo vivendo un brutto momento, ma un conto è spendere per la manutenzione, un altro è intervenire per riparare una strada franata: in quel caso i costi sono altissimi.”