Chiude a Piacenza la sede Telecom. Cgil: “Politica aziendale scellerata”

La sede Telecom Italia di Piacenza chiude i battenti insieme ad altre 46 sedi in tutta Italia. “La sede 187 di Piacenza non può e non deve essere chiusa sia perché l’immobile rimarrà comunque in affitto fino al 2022, essendo adibito a centrale telefonica e, soprattutto per motivi di salvaguardia occupazionale, visto che sul territorio piacentino è praticamente impossibile trovare un impiego” questo il comento di Mattea Cambria della Cgil.

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IL COMUNICATO

Questa decisione, contenuta nel nuovo piano industriale, insieme a tante altre clausole peggiorative, non è altro che l’ultima di una lunga serie, frutto di una politica aziendale scellerata che ha portato alla rovina una della più fiorenti aziende italiane. E’ vero, la crisi si fa sentire, ma non è il caso di Telecom Italia, che continua a produrre ottimi utili. Considerando che la maggior parte del personale è composta di donne o colleghi che usufruiscono della legge 104, la chiusura di Piacenza e il conseguente trasferimento a Milano, provocheranno disagi insostenibili perché si lavora a turni serali; si può quindi parlare di licenziamento mascherato.

Quanti chiamano il 187, ebbene sappiano che la maggior parte delle chiamate è gestita da call-center in sub-appalto o call-center all’estero; questi ultimi, ubicati in Albania e Romania, percepiscono una paga oraria di 2 euro. Chi di noi italiani potrà mai competere sui costi con questi mercati deregolamentati e sfruttati? Noi di Piacenza la competizione la facciamo sulla competenza e sull’efficienza e ci gratifica ancora un complimento da parte del Cliente che ci elogia perché nota la differenza.

Da qualche tempo stiamo assistendo al sistematico smantellamento dei principali servizi presenti sul nostro territorio, il tutto giustificato dalla necessità di ridurre i costi d’esercizio.  Non si può pensare di risparmiare sempre e solo tagliando, mettendo a rischio il futuro dei lavoratori. Una logica che non ci sentiamo di condividere.

Quale azienda lungimirante si libera del proprio personale formato in oltre venti anni per affidare la cura dei clienti a persone che non hanno la minima affezione per l’azienda e una preparazione sommaria? La sede 187 di Piacenza non può e non deve essere chiusa sia perché l’immobile rimarrà comunque in affitto fino al 2022, essendo adibito a centrale telefonica e, soprattutto per motivi di salvaguardia occupazionale, visto che sul territorio piacentino è praticamente impossibile trovare un impiego.

Insomma, si sta rappresentando l’inizio dell’ultimo atto di un dramma causato da una classe imprenditoriale e politica che ha permesso, prima nel 1997, di “regalare” l’immenso patrimonio nazionale della rete telefonica ad una società privata e poi permesso legalmente, nel 1998 e nel 2001, a “capitani coraggiosi” imprenditori senza etica né morale, di comprare Telecom Italia senza soldi, riempirla di debiti e svuotarla del suo patrimonio immobiliare e umano. Nel 1998 Telecom dava lavoro a circa 155000 addetti. Non contenta vuole liberarsi in un colpo solo di ulteriori 12021 addetti, inventandosi una nuova parola: “societarizzazione”, che altro non è che una cessione di ramo d’azienda, che grazie a leggi liberiste tutelerà i lavoratori e le lavoratrici solo per 5 anni, lasciandoli dopo senza tutele e in balia di un mercato del lavoro oramai medioevale e feudatario.