Il ricordo di Sandro Pasquali e Camilian Demetrescu, vite parallele

 

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Per capire chi era Sandro Pasquali basta leggere le espressioni nel volto dei tanti che l’hanno conosciuto e hanno partecipato numerosi all’incontro in suo ricordo organizzato questo pomeriggio presso la sala degli amici degli artisti. A un anno e mezzo di distanza dalla scomparsa di uno dei volti più noti del giornalismo locale, il ricordo resta vivido e si avverte pervadere la sala.

Romano Gobbi, amico di lunga data, uno che lo ha visto passare nella sua libreria Romagnosi quasi tutti i giorni, non riesce a rilasciarci una dichiarazione. Il solo nome di Sandro basta per risvegliare una nostalgia che va oltre il tempo, oltre l’età, oltre il pianto. Scrittore e giornalista, Pasquali era prima di tutto un uomo dotato di grande sensibilità e di grande rispetto per la cultura e la fede cattolica, come testimoniano alcuni dei suoi libri, come quello dedicato al missionario Don Pietro Callegari.

Vite parallele, per certi versi, quelle di Pasquali e Demetrescu, artista poliedrico scomparso a pochi giorni di distanza da Pasquali. Due persone insieme “intransigenti e tolleranti, uomini di cultura con un alto senso morale”, come le ha dipinte Carlo Mistraletti, organizzatore dell’incontro.

Il ricordo di Camilian Demetrescu è affidato alle toccanti parole della vedova Michela. Visibilmente commossa, con gli occhiali da sole e il pungo chiuso davanti alla bocca, quasi a esorcizzare ogni possibile reazione emotiva, ha affidato il suo ricordo a un testo scritto, vibrante, che ha ripercorso la vita del pittore con occhio imparziale, scandendo le fasi della sua arte senza celare il dolore per la perdita del padre in giovane età e per l’esilio forzato dalla Romania, quando ormai il regime socialista rivelava il suo volto totalitario. Dal realismo socialista, all’astrattismo, per approdare all’arte sacra attraverso la rivelazione dell’incarnazione. Un percorso che testimonia una volontà vivida di dare un senso a un’esistenza umana caratterizzata dalla necessità di doversela cavare da solo tra mille difficoltà e da un sogno politico frantumato in mille pezzi. “L’arte fu per lui provocazione dolorosamente rappresentativa per il tempo che gli fu concesso” – conclude la moglie, seguita da uno scrosciante applauso.