Alla presenza del generale Silverio Vecchio, segretario nazionale dell’associazione Alpini, e Bruno Plucani, responsabile provinciale, prende il via la commissione consiliare dedicata all’adunata prevista per la tre giorni 10-12 maggio. A introdurre l’argomento è Renza Malchiodi, comandante della Polizia municipale piacentina: «E’ un evento epocale per la nostra città – esordisce – Così tante persone a Piacenza non le rivedremo mai più, a meno che non si faccia un’altra adunata nazionale degli Alpini».
Una manifestazione il cui badget complessivo è di oltre un milione e 400mila euro al quale partecipano vari soggetti. Malchiodi prosegue la sua relazione di fronte ai commissari elencando le varie iniziative del programma e spiegando come verranno gestite, il tutto seguendo il programma già pubblicato sul sito del Comune.
L’organizzazione dell’evento ha richiesto circa 15 mesi. Abbiamo la previsione di arrivo di 2500 autobus, dice la Malchiodi, che verranno parcheggiati nella zona industriale di Le Mose, nei pressi dell’Ikea. «Abbiamo già sistemato circa 65mila persone – dice ancora la comandante – che dormiranno a Piacenza per almeno due notti. Certo, dobbiamo aspettarci di trovare davvero dappertutto i nostri amici alpini». La stima parla di 300-400mila persone.
Verrà fatta una zona rossa sarà vietata la circolazione dal 9 maggio al 13. Sarà consentito, ovviamente, l’accesso ai residenti e alle categorie autorizzate.
Cristina Cunico, della Camera di commercio, ha parlato dell’ingresso “in corsa” dell’ente camerale, solo un mese fa. «La promozione dei prodotti agroalimentari piacentini – ha detto – è il motivo per cui è stata stretta una partnership con il comitato organizzatore: in piazzetta Plebiscito verrà fatta una sorta di “cittadella del gusto”.
Alberto Malvicini, dell’Unione commercianti, ha preso la parola spiegando come ristoratori e baristi stanno tentando di ampliare le aree di somministrazione. E ancora: «Abbiamo deciso – spiega Malvicini – di mettere in atto delle pratiche per raccogliere i dati delle persone che in quei giorni saranno a Piacenza. Il tutto per fare poi del marketing mirato dopo la manifestazione». I commercianti, dunque, vogliono riuscire a far tornare gli alpini anche dopo l’adunata: «Cercheremo di creare agevolazioni, magari in accordo con l’assessorato alla Cultura per i musei, le gallerie, per fare in modo che i visitatori tornino anche ad adunata conclusa».
Fausto Arzani, direttore di Confesercenti, ha spiegato che l’associazione ha iniziato già un paio di mesi fa a fare informazione: «Una massa così importante di persone in città – ha detto – porterà qualche problema organizzativo ma anche opportunità. Di certo non era mai accaduto, quindi non abbiamo esperienze pregresse da ricalcare. Ma ci stiamo organizzando».
Bruno Plucani ha poi preso la parola sollecitando i commercianti e gli esercenti a informare al meglio e ancora più efficacemente i loro associati: «Molti vengono ancora da noi a chiedere cosa succede e come dovranno comportarsi».
Plucani si è poi lamentato di una pratica discutibile essa in atto da alcuni albergatori piacentini: «Hanno disdetto le prenotazioni di una notte per prendere quelle di due o tre notti, e questo non è un comportamento da alpini. Non siamo sprovveduti e andiamo tenuti in considerazione perché se è vero che porteremo a Piacenza un po’ di confusione ma al tempo stesso portiamo anche gli euro».
Il segretario nazionale degli Alpini, Silverio Vecchio, ha quindi iniziato il suo intervento sottolineando la ricaduta economica dell’evento sul territorio: a Catania nel 2002 la ricaduta è stata di 20 milioni di euro, e non ci sono stati tutti gli alpini qui. Se ogni alpino spenderà 100 euro e di alpini ne verranno davvero 400mila, saranno 40 milioni di euro che arriveranno sul territorio. Noi abbiamo un modo per calcolare le presenze: prendiamo gli sfilanti e li moltiplichiamo per quattro. E gli sfilanti sono 78mila. Altro esempio è quello di Asiago nel 2006. Un venditore ambulante di panini ha denunciato ai carabinieri che gli avevano rubato l’incasso; si vergognava di dire quanto era e poi si è scoperto che si trattava di 15mila euro guadagnati in due giorni. Non andiamo in giro a chiedere soldi, noi chiediamo servizi. A Bolzano per esempio abbiamo speso 200mila euro in meno rispetto alla somma stanziata dal comune, e ovviamente li abbiamo restituiti.