Malo di Borgonovo, Paparo: “A breve il confronto in Provincia”

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AGGIORNAMENTO 28 marzo – L’assessore provinciale alle Politiche del Lavoro Andrea Paparo torna sul caso Malo all’indomani dell’annunciata volontà da parte della proprietà di chiudere i due stabilimenti borgonovesi. “Dopo aver informato la Giunta provinciale della situazione della Malo – annuncia Paparo – e a seguito di un primo confronto con le organizzazioni sindacali e con il sindaco di Borgonovo, ribadisco che la Provincia attiverà nei prossimi giorni un vertice istituzionale in accordo con le parti: proprietà, Rsu, sindacati ed enti locali. Come previsto dalla procedura questo confronto sarà preceduto da un altro incontro tra sindacati e azienda. Il vertice in Provincia sarà l’occasione per verificare la situazione dell’azienda, per chiedere alla proprietà le ragioni dello stop, per individuare i margini di un ripensamento sulla decisione anche attraverso l’attivazione degli ammortizzatori sociali e per ragionare su possibili manifestazioni di interesse”.

“E’ innegabile – continua Paparo – che l’azienda, inserita in un comparto – quello tessile – pesantemente penalizzato, fosse in difficoltà già da tempo. L’attenzione rimane alta e l’aggiornamento sarà costante nelle prossime ore. Esprimo solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici: si tratta dell’ennesimo duro colpo all’economia del nostro territorio che, come tutto il Paese, sta vivendo un momento di crisi senza precedenti”. 

 

NOTIZIA 27 marzo – “Sarà una tragedia per Borgonovo”. Lo ha detto il sindaco Roberto Barbieri, appena uscito dall’incontro a Firenze per risolvere la questione della chiusura della Malo. “Non ha un futuro lo stabilimento nel Piacentino” è l’amaro commento del primo cittadino, riportato da quanto appreso dalla dirigenza dello stabilimento. In pratica nell’incontro è stato stabilito che per 13 dipendenti su 59 sarebbe possibile il trasferimento alla sede di Firenze, mentre per gli altri si aprirà la trattativa sindacale per potergli assicurare gli ammortizzatori sociali. Un esito negativo dell’incontro, che il sindaco si è sentito di commentare con rammarico: “La dirigenza ha detto che non c’è futuro per questo tipo di produzione nello stabilimento di Borgonovo. E’ una tragedia per il nostro territorio, devastante perché coinvolge 59 persone, per la maggior parte donne e va a compromettere la serenità di molte famiglie e diventa un caso sociale da affrontare con determinazione da parte di tutti”.

Si fa sempre più drammatica la situazione del lavoro, anche in quella che un tempo era considerata come una ricca provincia. In particolare a Borgonovo, le parole del sindaco sono giustificate da altri abbandoni “pesanti”, di aziende che un tempo avevano fatto storia. La Rdb, per esempio, nota azienda di costruzioni, “da qualche anno aveva già iniziato a smantellare i propri impianti – ha fatto sapere Barbieri – tanto che ultimamente erano rimasti in attività solo 15 operai”.

Ora è arrivato il fulmine a ciel sereno della Malo, fabbrica specializzata nella lavorazione della maglieria molto fine e del cachemire. ieri alla manifestazione i muri della ditta sono stati tapezzati dei tanti camici bianchi dei dipendenti, come fantasmi a sorvegliare quella che potrebbe presto diventare una scatola vuota. La Malo di Borgonovo, fino a poco tempo fa, viaggiava con ordinativi dell’ordine di 23mila capi per l’autunno-inverno. Ora erano scesi a poco più di 6mila. Ma oltre ai posti di lavoro verranno perse competenze. Perchè le donne che lavorano alla Malo, per la maggior parte, sono specializzate e lavorano in questo settore da sempre. “Sono qui da vent’anni, cosa farò ora?” ha detto una delle dipendenti di Borgonovo, che di anni ne ha solo 36. E se la domanda se la fa lei, figuriamoci chi di anni ne ha 54, come un’altra di loro che infatti spiega: “Lavoro qui da 39 anni, alla mia età cosa mi invento?”. Poi ci sono le straniere, che avevano trovato l’America in provincia di Piacenza: “Sono sola – dice una di origini vietnamite – vivo nel Piacentino con due figli di 14 e 17 anni. Cosa mi succederà ora?”. Tante domande e nessuna risposta. Se non quella data dai vertici aziendali: “Nessun futuro per la Malo”.