Piacenza ricorda Giangiacomo Ciaccio Montalto, magistrato “scomodo”

Anche nella nostra città è stata celebrata la ventisettesima Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia.

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Per mano mafiosa sono cadute persone comuni, colpevoli di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, giornalisti che stavano scavando alla ricerca della verità, politici, ma soprattutto giudici, uomini di Stato impegnati a sconfiggere il male mafioso. Tra questi Giangiacomo Ciaccio Montalto la cui figura, a trent’anni dalla morte, è stata ricordata oggi nel corso di un convegno organizzato da Libera e svoltosi in S. Ilario.

Questa mattina la prima parte delle celebrazioni di questa giornata che termineranno nel pomeriggio con un corteo che alle 17,30 partirà dal Liceo Respighi per giungere fino in Piazza Cavalli dove è prevista una commemorazione pubblica in ricordo di tutte le vittime di mafia.

Due grandi lenzuola con tanti, troppi fiori dai bei colori ma purtroppo ogni petalo riporta il nome di qualcuno morto per mano mafiosa: ci sono nomi noti come quello di Pio La Torre e nomi meno noti.

Il giornalista Rino Giacalone, autore del libro su Ciaccio Montalto, ha ricordato come il giudice fosse un innovatore per l’ epoca in cui ha operato, gli anni ottanta. E’ stato difatti il primo a far emergere quella che veniva definita “mafia sommersa”, quella che si insinua nei salotti, nell’ economia e nelle istituzioni.

La sua figura non è stata ricordata in modo sufficiente e questo, secondo Giacalone, costituisce un secondo omicidio nei confronti di un magistrato scomodo.

Ma Giangiacomo Ciaccio Montalto era anche un padre e a testimonianza di com’era nella sua veste genitoriale è intervenuta la figlia Marene, dodicenne all’ epoca in cui venne assassinato il padre, era il 25 gennaio 1983.

Marene ha ricordato di aver sentito la presenza dello Stato ai funerali del padre e di aver appreso in un secondo tempo le motivazioni della sua morte. Al tempo stesso ha ricordato l’ affidamento dell’ intera famiglia a una scorta, quella stessa che il padre aveva rifiutato e che l’ ha portata, per motivi di sicurezza, lontano da Trapani.

Calogero Germanà, Questore di Piacenza, siciliano DOC e impegnato a suo tempo nella sua terra, a fianco di Borsellino nella lotta contro la mafia, non ha conosciuto personalmente Ciaccio Montalto ma ha ricordato il modo in cui questa figura di uomo e di magistrato sia rimasta ancora viva, al contrario di chi afferma che il giudice è stato dimenticato.