I dati del lavoro nella nostra provincia sono allarmanti e le maggiori responsabilità, secondo la Cgil, sono del governo. Sia perché in questi mesi non ha rifinanziato gli ammortizzatori sociali minimi che permettono copertura per coloro che rimangono senza impiego e a causa dei numerosi contratti nazionali – ormai oltre seicento per ogni categoria – che li rendono sempre più fragili durante le contrattazioni. Ma all’orizzonte, già da qualche tempo, ha fatto irruzione una forza politica con la quale anche i sindacati dovranno dialogare. E’ il Movimento 5 Stelle, primo partito alla Camera e possibile – salvo trattative in corso – forza di governo.
Gli esordi non sono stati confortanti, soprattutto per le forze sindacali, vista la posizione degli attivisti Cinque Stelle ribadita più volte dal leader Beppe Grillo: “Voglio uno Stato con le palle, eliminiamo i sindacati che sono una struttura vecchia come i partiti. Le aziende devono essere di chi lavora”.
Ora che da quasi un anno i “grillini” si trovano nel Comune di Piacenza, abbiamo chiesto al segretario della Cgil Paolo Lanna qual’è stato il rapporto con loro e se la posizione espressa dal leader sia stata ribadita anche a livello locale: “E’ un dialogo tutto da iniziare, per ora a distanza e acerbo – spiega il segretario -, noi riteniamo che ci sia bisogno di innovazione della politica ma sempre bisogno dei corpi intermedi come i sindacati. Abbiamo il mestiere di fare contrattazione e rappresentare i lavoratori. Abbiamo rivendicazioni che riguardano progetti di grande democrazia industriale e sindacale. Su questo terreno siamo disponibili a confrontarci. Il paese deve ripartire partendo dal lavoro e vedremo nei contenuti di volta in volta”.
Il rischio è, comunque, che dopo la distruzione dei partiti tradizionali, il Movimento 5 Stelle possa concentrarsi sullo smantellamento dei sindacati. Su questo punto Lanna non si è detto preoccupato, anzi: “In questi anni in tanti hanno provato a fare proposte di superamento dei sindacati. Il motivo è che siamo ingombranti: abbiamo rappresentanza diretta, siamo presenti nelle aziende, abbiamo un rapporto radicato con i lavoratori. Tutti possono avere le proprie opinioni ma ognuno faccia il suo mestiere – ha sottolineato il numero uno della Camera del Lavoro – noi con contrattazione, rappresentando i diritti dei lavoratori, anche perché sono loro a darci il consenso. A partire dall’iscrizione e poi con il voto nelle aziende. Noi rispondiamo solo a loro”.
I DATI ALLARMANTI – Criticità del mondo del lavoro e modello contrattuale. Su questi due temi si è concentrata invece la conferenza stampa in mattinata, alla presenza di Gianluca Zilocchi della segreteria confederale e appunto del segretario Lanna. Accordi separati di produttività, ammortizzatori sociali non ancora finanziati e rappresentanza dei lavoratori. Ma non solo. E’ stato ricco di dati l’incontro con i media, che però ha messo in luce la situazione drammatica del mondo produttivo piacentino.
In questo senso si terrà un incontro, martedì prossimo 19 marzo, con i quadri dirigenti della Cgil alla Camera del Lavoro. E si partirà appunto dai numeri: in provincia sono mille e quarantanove le persone in cassa integrazione, con trecento ventisei nuovi iscritti alle liste di mobilità (al 2012 sono mille e centoventicinque le persone totali). Numeri allarmanti, aggravati dalle mancanze da parte del governo. Soprattutto sul fronte della copertura finanziaria. “Non sono ancora stati finanziati il decreto per la cassa in deroga per il 2013 e gli anticipi che fino ad ora erano garantiti dall’Inps e dagli istituti di credito della Provincia (era stato firmato un accordo al riguardo tre anni fa) , cosicché neanche le banche stanno anticipando il pagamento degli assegni” ha detto Zilocchi.
Le ore di cassa integrazione, tra ordinaria e straordinaria, sono aumentare dell’81% a livello regionale, con valori stabili a Piacenza, soprattutto per la cassa straordinaria. Sugli stipendi, invece, l’effetto combinato dell’aumento delle imposte locali, insieme alla mancata restituzione del fiscal drag, ha portato dal 2007 al 2013 all’aumento di 600 euro di tassazione all’anno, è stato spiegato.