Si sono presentati a casa dell’anziana vestiti di tutto punto spacciandosi per tecnici del telefono. E l’hanno aggredita, spintonata e rapinata di gioielli per un valore complessivo di 1800 euro. Peccato per loro che dentro la cartellina abbandonata nell’appartamento i carabinieri hanno trovato il quaderno di scuola di uno dei malviventi con etichetta e nome. Da lì sono partite le indagini dei militari dell’Arma che hanno permesso la cattura dei tre responsabili. Su ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal gip Gianandrea Bussi sono finiti dietro le sbarre, accusati di rapina impropria aggravata, due tunisini di 19 e 21 anni, entrati materialmente nell’appartamento, e un connazionale di 19 anni che faceva da palo. Tutti sono del Lodigiano. E proprio dalla provincia lombarda erano partiti quella sera del 4 gennaio scorso alla volta di Pontenure, giorno in cui è stata consumata la rapina. Ci sono arrivati spostandosi in treno e in pullman, come dei comuni pendolari. Qualche decina di minuti per studiare la preda ed ecco presentarsi alla porta di casa fingendosi tecnici del telefono. La donna, una 76enne di Pomtenure, li ha fatti entrare ma ci ha messo poco a capire quali fossero le ali intenzioni dei malviventi. Di fronte elle prime resistenze della donna, i due magrebini hanno iniziato a spintonare e malmenare la donna colpendola all’addome. In quel modo sono riusciti a rubare bigiotteria per svariate centinaia di euro prima di uscire. Da quel momento però hanno commesso svariati errori, buttare alcuni monili nel cestino di un bar il cui titolare li aveva notati in due occasioni. Così come aveva notato le loro presenze sospette anche un carabiniere libero da servizio. E poi la cartelletta con il nome di uno dei malviventi, lo studio dei tabulati telefonici che ha permesso di scoprire come effettivamente i telefoni dei tre quella sera agganciassero le celle di Potenure. Infine il viaggio in taxi da Piacenza a Lodi. Le indagini dei carabinieri della stazione di Pontedellolio (comandati dal maresciallo Vito Sechi), coordinate dal pm Ornella Chicci, li hanno ben presto incastrati. Hanno anche permesso di appurare come i tre, subito dopo la rapina, erano andati a rivendere i gioielli in alcuni Compro Oro nel Milanese. L’altro giorno sono stati fermati dai carabinieri, chi al lavoro, chi per strada, tra Lodi e Casalpusterlengo. Due si trovano ora nel carcere di Lodi e uno alle Novate con la pesante accusa di rapina aggravata. L’appello del comandante Filippo Lo Franco: “Quando capitano cose del genere non esistere a chiamare il 112. Non fidatevi”.