Venerdì 22 febbraio, per la rassegna “I venerdì del jazz”, il palco del Milestone di via Emilia Parmense 27 ospita il Piero Bassini Trio, con Piero Bassini al pianoforte, Giorgio Muresu al contrabbasso e Luca Mezzadri alla batteria. Bassini negli ultimi anni ha diradato moltissimo i suoi concerti a causa di un problema alla mano destra, ma il suo pianismo e la liricità delle sue veloci frasi musicali continuano a farne un musicista di serie A. Il concerto inizierà alle ore 22.30 (ingresso libero con tessera Piacenza Jazz Club o Anspi), ma già dalle 20.30 sarà possibile accedere al locale (info al n. 340.8529748 per prenotazione cena).
Nato nel 1953 a Codogno, dove risiede, Piero Bassini si è avvicinato alla musica molto giovane suonando prima la chitarra, poi l’organo e successivamente il pianoforte, dal quale è stato folgorato. Ha iniziato molto presto l’attività professionale, lavorando in gruppi di musica leggera già dall’età di 16 anni e, successivamente, in gruppi rock. Dopo aver approfondito la tecnica del pianoforte con insegnanti privati si è dedicato esclusivamente al Jazz. Resta nella storia del Jazz italiano il famoso esordio in piano solo avvenuto all’Università Statale di Milano negli anni ’70: un concerto memorabile che lo ha portato a calcare i palcoscenici di diversi festival nazionali ead incidere più di 10 CD a suo nome, con grandi nomi del jazz italiano e mandiale. Piero Bassini ha percorso un lungo cammino, che lo ha portato a produrre una musica totalmente diversa rispetto alle attese; una musica personale, matura, ricca di tensione e di dubbi, animata da una grande urgenza espressiva, ma anche di delicate atmosfere introspettive. Dopo le influenze inevitabili di Chick Corea e Keith Jarrett, Bassini recupera le radici più autentiche del bop formando l’Open Form Trio con Attilio Zanchi ed il compianto Gianpiero Prina, uno dei migliori gruppi italiani di tutti i tempi. <>. Quelle registrazioni con l’Open Form Trio rimangono a detta di molti critici musicali uno dei punti salienti della musica di Watson. Da allora Piero ha approfondito sempre più lo studio del jazz moderno, esplorando e sviluppando elementi musicali che da Oscar Peterson e McCoy Tyner giungono fino a Bill Evans e Paul Bley, senza trascurare la sua grande passione per Mozart e altre grandi pagine di musica classica. Oggi la sua musica, benché fortemente impregnata dalla tradizione jazzistica, presenta delle sfumature e dei colori originali che ne determinano una percezione non classificabile in schemi predefiniti, ma che catturano l’ascoltatore, come rapito dai rapidi vortici di note che hanno sempre rappresentato la sua cifra stilistica.