Dopo la debacle di Oscar Giannino, simbolo e fondatore di Fare per fermare il declino (che ha ammesso pubblicamente di aver millantato alcuni titoli di studio, due lauree e un master a Chicago), Il movimento anche a Piacenza si lecca le ferite e cerca di ripartire. “E’ stato chiesto un gesto serio e responsabile, che e’ stato fatto rimettendo il seggio se dovesse venire eletto – ha spiegato il coordinatore locale Cristian Brandini – , tecnicamente non poteva dimettermi da candidato premier per norme di legge”. Un movimento nato in fretta (l’8 dicembre scorso) e che, secondo i militanti, e’ meglio che abbia incontrato problemi del genere subito e non successivamente: “Vediamo il bicchiere mezzo pieno, chi sbaglia paga. Fare per fermare il declino ora ha caratteristiche nuove, le idee del movimento sono fondamentali e non piu’ quelle di un uomo solo al comando”. Lo stordimento c’e’ stato, hanno ammesso o candidati piacentino, anche se “le altre forze politiche non hanno nessuna credenziale per attaccare i su un errore grave ma che e’ stato subito rimediato”. Uno sparsamente, comunque, avvertito piu’ dai militanti che dagli stessi elettori, che a Piacenza, paradossalmente, hanno affollato di visite e richieste di adesione il sito di Fare. “Abbiamo aumentato le visite, su Facebook e Twitter e, dopo la gaffe di Giannino, abbiamo avuto solo tre rinunce”.
I candidati di Fare per fermare il declino sono: Katia Santussi, Daniele Fonatana, Davide Bellocchi, Camillo Aranci, Massimo Pancini e Pietro Busconi