I profughi ospitati al Ferrhotel di Piacenza – oltre una settantina – non ci stanno ad essere definiti violenti o fannulloni e così hanno deciso di scrivere direttamente ai piacentini. Nella lettera, che di seguito pubblichiamo integralmente, sono loro stessi a spiegare la situazione che hanno visssuto negli ultimi due anni e perché, nonostante possa sembrare strano, non hanno ancora trovato il modo di affrancarsi dagli aiuti che chiedono alle istituzioni.
Cari Piacentini,
vogliamo rispondere a quello che i giornali hanno scritto in questi giorni, a quello che alcuni politici di Piacenza hanno detto. Vogliamo rispondere a tutte le bugie contro di noi. Vogliamo fare questo perché noi vogliamo bene a Piacenza e a tutti quelli che ci hanno aiutato fino ad oggi. Ma le bugie e tutti gli attacchi che ci sono stati fatti in questi giorni sono ingiusti!
Intanto vogliamo dire grazie all’Italia per averci salvati dal mare quando siamo scappati dalla guerra in Libia. Lo abbiamo sempre detto, Grazie! Però vogliamo dire anche che la guerra in Libia non l’abbiamo voluta noi. L’ha voluta l’Europa, l’America e anche l’Italia. Non è colpa nostra se ci hanno buttato le bombe sulla testa con gli aerei. Cosa facevamo? Siamo scappati e abbiamo rischiato di morire nel mare. Molti dei nostri amici sono rimasti nell’acqua.
Quando siamo arrivati siamo stati accolti e siamo arrivati a Piacenza, ci hanno mandato qui. Non è vero che noi ragazzi del Ferrotel ci siamo comportati male e che abbiamo “ devastato i locali ” come ha detto un certo signor Pisani. Siamo in tanti, a volte ci siamo arrabbiati, è vero. Non è facile, quando si è in molti, stare 2 anni in una camera senza sapere cosa fare. Ma non abbiamo mai distrutto le cose, chiedete a Carlo e a Marina che gestiscono la struttura.
Anche se non avevamo ancora il permesso di soggiorno abbiamo sempre cercato di fare qualcosa. Siamo andati alla scuola d’italiano della Cisl e anche alla scuola d’italiano del Comune. Alcuni di noi hanno preso il diploma. Abbiamo sempre detto che volevamo imparare un lavoro, che volevamo fare qualcosa di utile. Non solo mangiare e dormire. Il Comune e la Provincia di Piacenza hanno detto sempre di no. Hanno detto molte parole, però noi sappiamo che nelle altre città non è così, alcuni profughi hanno pulito le strade o raccolto la spazzatura.
Adesso la Prefettura ci ha detto che sono finiti i soldi e che il 28 Febbraio dobbiamo andare via. Ma come facciamo? Dove andiamo che non abbiamo un lavoro, una casa, un soldo? Non è giusto che ci mandino sulla strada. Non è colpa nostra se non siamo autonomi. Senza conoscere niente dell’Italia e venendo da una guerra cosa dovevamo fare di più di quello che abbiamo fatto?
Non dite che siamo cattive persone o che siamo “immeritevoli capaci solo di prendere”. Non è vero! Perché non è mai venuto nessuno a conoscerci e a proporci qualcosa di bello? Perché quando le persone della Prefettura e del Comune sono venute è arrivata anche tantissima polizia? Noi non vogliamo fare male a nessuno! Però avevamo chiesto molto tempo fa di darci delle possibilità. Solo alcune persone ci sono state vicine, ma i politici non li abbiamo mai visti. Nel nostro Paese gli anziani dicono sempre “ Non parlare se non conosci, perché quello che dirai è sbagliato ”. Speriamo che le cose vadano meglio, noi continueremo a lottare fino alla fine. Grazie.
Ragazzi Ferrotel Piacenza