Calcio Carpaneto, un bagno di folla per Gianni Rivera: 200 le presenze

 

Bagno di folla per Gianni Rivera, ex stella del calcio italiano ospite dell’Asd Calcio Carpaneto nell’incontro organizzato nel pomeriggio dall’associazione sportiva biancazzurra in sala Bot in Municipio e che ha visto la presenza di quasi 200 persone. La vecchia gloria del Milan e della nazionale (candidato alle prossime elezioni con il Centro Democratico e attuale presidente del settore giovanile e scolastico della Federcalcio) ha affrontato il tema “Giovani atleti: valori morali nello sport moderno”. L’incontro, moderato dal giornalista di “Libertà” Mauro Molinaroli, è stato aperto dai saluti del sindaco di Carpaneto Gianni Zanrei e di Mario Montermini Bolla (Figc Piacenza) e ha visto la presenza del presidente dell’Asd Calcio Carpaneto Giuseppe Rossetti, affiancato da diversi dirigenti e dai numerosissimi bambini e allenatori del settore giovanile, in divisa.
Niente politica, solo sport, etica, educazione e valori: pane per i denti dei baby calciatori, “incantati” (al pari degli adulti) dalla presenza del “Golden Boy”, che con grande naturalezza e umiltà ha dispensato saggi consigli ai giovanissimi appassionati del pallone e non solo. “Ringrazio per l’invito e per la calorosa accoglienza – ha esordito Rivera – vedere una platea giovane così numerosa e attenta significa che i vostri allenatori lavorano con grandi qualità anche umane: avete già dei maestri”.
“E’ importante – ha proseguito l’ex mezzapunta del Milan e della nazionale azzurra – lanciare bene e correttamente il prodotto calcio, un mondo dove ci sta di tutto, come negli altri settori della vita. Bisogna lavorare per un calcio che sia un progetto di grande passione e unità di intenti. Viviamo in una società materialista e non dobbiamo schiacciare nel nostro interno i valori che sicuramente possediamo. Per la crescita dei ragazzi, ci deve essere un allenatore che sia considerato un maestro, che sappia insegnare il gioco del calcio e il divertimento, ma anche educazione e valori importanti”. Quindi li snocciola in dettaglio. “Bisogna imparare a condividere il rispetto delle regole, dei compagni e degli avversari; inoltre, l’atleta deve condurre una vita sana. I genitori sono fondamentali: bene i loro sacrifici, ma non bisogna pensare che le doti di proprio figlio risolvano i problemi di 6-7 generazioni. I dati dicono che un ragazzo su 30mila arriva in serie A: per questo è importante anche giocare divertendosi, raggiungendo anche un livello più basso e realizzandosi in altri settori della vita”. Quindi ha aggiunto. “Dobbiamo tornare ad amare il calcio come gioco ed è importante che i bambini e i ragazzi continuino a studiare”.
Nella parte finale, Rivera è stato simpaticamente “sommerso” di domande dei baby calciatori biancazzurri, che hanno posto numerosi e vari quesiti alla vecchia gloria del pallone (vicina alle 300 reti in carriera, di cui 128 in campionato). “Dopo aver chiuso – ha risposto – la carriera di giocatore, non ho allenato perché mi sentivo più dirigente che tecnico. Per diventare un calciatore di buon livello, occorre avere un buon grado di tecnica individuale, ma anche accettare le regole scritte e non per la crescita nello spogliatoio, sopportare i compagni di squadra meno simpatici, accettare le difficoltà, convivere con vittorie e sconfitte, senza farsi condizionare troppo da entrambe. Il giocatore più forte del mondo oggi? Direi Messi: non è un caso che faccia incetta di Palloni d’oro, anche se il giocare in una squadra così forte come il Barcellona lo aiuta a conquistare una raffica di riconoscimenti”. Di rigore anche il pronostico sul doppio confronto di Champions League tra i blaugrana e il Milan. “Il Barcellona è favorito, ma spero che a passare il turno sia il Milan”. Quel Milan dove Rivera ha giocato la bellezza di diciannove stagioni dopo esser stato lanciato in orbita dall’Alessandria. “Fin da bambino giocavo sempre con ragazzi più grandi di me, ma fino ai 12 anni non potevo far campionati con i coetanei. Poco prima dei 16 anni ho debuttato nella prima squadra della mia città, esordendo nel finale di stagione. Poi un’annata da titolare e il passaggio al Milan”.
Infine, la conclusione. “Mi reputo un uomo fortunato e ho ricevuto molto dal rapporto con la gente. Mi fa molto piacere aver lasciato un buon ricordo e quello sul lato umano per me vale molto di più rispetto alle gesta da calciatore”.
   
Ufficio stampa Asd Calcio Carpaneto
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