“La Tares, la nuova tariffa sui rifiuti, causerà la chiusura di quasi il 30% degli esercizi commerciali”. L’allarme giunge da Cristian Lertora, direttore di Fipe, il ramo dell’Unione Commercianti che si occupa di sostenere i pubblici esercenti. Della Tares si è parlato questo pomeriggio alla sede dell’Unione Commercianti.
DI COSA SI TRATTA
La tassazione TARES è strettamente legata ai comuni, che in questo senso si dividono in due tipologie: quei comuni che hanno aderito all’ATO (Ambito Territoriale Ottimale), ovvero quel raggruppamento di territori organizzati in modo unitario per quanto riguarda i servizi pubblici come quello idrico e quello dei rifiuti, e quei comuni che invece non hanno aderito. Le province che hanno aderito pagano per “tariffa”, quelle che non hanno aderito pagano per “tassa”. I comuni che pagano per tariffa avranno un incremento minore rispetto ai comuni che pagano per tassa: questo perché i Comuni che in passato sono entrati in ATO hanno dovuto già affrontare un aumento di tassazione, lo stesso che ora dovranno pagare i Comuni non appartenenti all’ATO.
Piacenza appartiene all’ATO: gli esercenti della nostra provincia pagheranno quindi uno 0,3-0,4% per metro quadrato in più rispetto a prima. Un aumento esiguo, dunque, ma che si va ad aggiungere ad una tassazione già pesante per i pubblici esercizi, come spiega Cristian Lertora: “Si tenga presente che per un esercente la tassa sui rifiuti equivale oggi a quasi metà dell’affitto: tanto per fare un esempio, un bar di piccole dimensioni paga già dai 2.500 ai 3.000 euro all’anno, una struttura di grandi dimensioni arriva anche ai 10.000 euro all’anno”.
COSA CHIEDERE AGLI AMMINISTRATORI E AI POLITICI?
“E necessario che si inizi a pagare in base a quanto si produce – spiega Lertora – ci vuole un cambio di rotta nel calcolo della tassazione. La tassa sui rifiuti non può essere accollata per il 60% agli esercenti dotati di partita IVA e per il 40% ai cittadini, perché i cittadini sono in numero molto maggiore rispetto alle partite IVA: in questo modo si uccidono i piccoli imprenditori. Già gli esercenti sono in numero eccessivo per quanto riguarda la concorrenza, se a questo si aggiunge l’articolo 62 (che disciplina le relazioni commerciali di prodotti agroalimentari) e questo aumento di tariffa, io credo che un 20-30% degli esercenti possa decidersi a cambiare mestiere”.