Con la Serata Stravinskij di Aterballetto prosegue la Stagione di Danza 2012/2013 del Teatro Municipale di Piacenza realizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con Aterdanza. Lo spettacolo, in scena domenica 17 febbraio alle ore 16, si articola in tre diversi balletti, tutti coreografati da Mauro Bigonzetti, che omaggiano il genio musicale di Stravinskij: Les Noces, Intermezzo e Le Sacre.
Les Noces è un balletto astratto, formale con la sua gestualità rigida e precisa, quasi statuaria che richiama ad un tipo di bellezza estetizzante ed algida, in cui viene abilmente azzerata ogni prospettiva figurativa. Questa nuova versione coreografica di Les noces scombina anche l’ideale sfondo sacrale della Russia pagana a cui la partitura musicale e coreografica originaria comunque conteneva. Così, anche gli inginocchiatoi e le predelle, pensate e firmate da Fabrizio Montecchi, esibiti e danzati in scena come veri e propri «oggetti coreografici», diventano intelligenti passerelle per meno austere confessioni o mistiche evoluzioni. La danza è potente, espressa in un organico che colpisce per forza e coesione espressiva, in cui il gesto sembra sempre finalizzato più al servizio dell’insieme e meno al rispetto di consolidate gerarchie nella distribuzione dei ruoli. Anche la scrittura coreografica, soprattutto nei diversi gruppi a terra, sembra conquistare a Bigonzetti una decisa e ben definita identità compositiva. Così come la partitura ritmica trova un suo autonomo corrispettivo visivo nella formulazione di quadri successivi e mai statici, e una gestione dei gruppi sapientemente alternata fin dall’apertura del sipario. L’identità di una unione formale, quale quella del matrimonio, sopravvive infine, nella scena danzata di Bigonzetti, nel riflesso luminoso che la danza ottiene facendosi oggetto al servizio di un rito capace di restituire tutta la sua difficile ambiguità.
Intermezzo è un balletto per quattro coppie di danzatori assolutamente concertante: le sue entità solistiche, infatti, respirano autonomamente ma nascono, si sviluppano e si compenetrano nel continuo scambio di temi, dando vita ad una grande ed uniforme armonia. Nella scelta di affrontare in modo astratto questa partitura traspira il grande, grandissimo piacere di danzare affiancato dal gusto estetico della tecnica e delle forme.
Le Sacre è un lavoro creato in modo realmente artigianale, senza impianto scenico se non le luci disegnate da Carlo Cerri. Il rapporto tra la luce e lo spazio è astratto, senza significati o trame narrative, come se gli ingredienti fossero combinati senza visibili o riconoscibili gerarchie: l’elemento visivo e quello sonoro sono riassemblati in un universo autonomo, in cui non si racconta la musica, ma letteralmente si prova a viverla. Per Bigonzetti, ballettisticamente parlando, il Sacre di Stravinskij e Nijinskij è l’opera più importante del Novecento. Anche la sua versione è piena di interferenze del balletto di quel periodo; si tratta di citazioni non casuali, anche se non didascaliche né di natura mimetica. Come già per Les noces, non vi è nulla dell’originale, ma in una visione assolutamente personale è percepibile in questo Sacre qualche allusione di gusto, a livello compositivo, nell’uso degli spazî e in alcuni gesti che aleggiano nell’aria. Il vocabolario del corpo di Bigonzetti, a base accademica, alterna però, qui più che altrove, e in modo forse più radicale, sezioni solistiche di forte interpretazione empatica dell’orizzontalità melodica della partitura, a ritmate sezioni di assieme la cui politonalità è invece fortemente controllata dall’ordine numerico, dal conteggio delle battute. La tensione che ne deriva, è quella di una attesa continuamente prorogata, di una incompiuta uscita dal circolo del tempo, come per i costumi dei danzatori che sembrano citare quello del fauno di un’altra scandalosa coreografia nijinskijana, insieme al fitto richiamo a una gestica stilizzata primonovecentesca. Una gabbia, metaforicamente parlando, qui figurata in una scena strepitosa di circolarità della compagnia, sostenuta e spazializzata anche attraverso il ritmo, secondo modi e motivi che ricordano la teoresi sull’euritmìa di Jaques-Dalcroze.
Aterballetto è la principale compagnia di produzione e distribuzione di spettacoli di danza in Italia e la prima istituzione stabile di balletto estranea alle fondazioni liriche. Nata nel 1979, è formata da danzatori solisti in grado di affrontare tutti gli stili. Diretta dal settembre 2012 da Cristina Bozzolini, già prima ballerina stabile del Maggio Musicale Fiorentino, Aterballetto ha oggi assunto il profilo di compagnia di balletto contemporaneo che ha come elemento fondante della propria identità artistica l’impegno a sostenere e sviluppare l’arte della coreografia e il linguaggio assoluto della danza, intesa come dinamica e forma nello spazio, incarnazione di risonanze espressive e estetiche, dialettica con la musica.