Bomba alla Banca di Piacenza, due arresti: “Siamo prigionieri politici”

Due giovani di 20 e 22 anni sono stati fermati un istante prima di far scoppiare una bomba rudimentale davanti all’agenzia di Cremona della Banca di Piacenza, all’incrocio tra via Dante e via Platani. Erano in possesso di un candelotto di una ventina di centimetri al quale erano collegati due bicchieri di plastica colmi di vernice rossa: un ordigno rudimentale che poteva fare parecchi danni, secondo quanto hanno detto gli artificieri.

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Con l’accusa di detenzione e porto abusivo di esplosivi e di avere pianificato un attentato a scopi eversivi, i carabinieri hanno arrestato i due cremonesi che si sono dichiarati prigionieri politici. Sono considerati appartenenti all’area anarco-insurrezionalista.

Sono entrambi provenienti da famiglie della Cremona bene, tutti e due figli di noti professionisti. Da tempo frequentavano il centro sociale Kavarna e figurano entrambi in varie segnalazioni di polizia, soprattutto per la partecipazione, in città e in altri centri, a manifestazioni non autorizzate.

Il 22enne, uno studente, tempo fa ha avuto problemi con la giustizia perché, in una di quelle manifestazioni, ha brandito una mitraglietta che poi si è rivelata un giocattolo.

Quando hanno visto i carabinieri, chiamati da un cittadino insospettito dal loro comportamento, i due giovani hanno tentato la fuga. A lato dell’ingresso della banca avevano appena scritto con una bomboletta “Chi la fa l’aspetti” (come visibile in foto e riportato dal sito “L’Inviato Quotidiano” di Cremona). Nel pomeriggio di ieri in una mail anonima comparsa su un sito antagonista, si fa riferimento, a proposito del doppio arresto, ad Aro e Colo, soprannomi dei ragazzi ora rinchiusi nel carcere di Cremona.

Un atto dimostrativo, che però denota un salto di qualità, con la chiara volontà di passare dalle parole ai fatti. Questo dietro il gesto che ha portato in manette i due giovanissimi, di 20 e 22 anni, bloccati due giorni fa dai carabinieri di Cremona mentre piazzavano una bomba rudimentale davanti all’agenzia della Banca di Piacenza.

A mandare in fumo il piano, l’intervento di un tassista che quando ha notato i due accanto a un’auto parcheggiata ha sospettato che stessero tentando un furto e ha chiamato i militari. In pochi minuti per i due, già noti alle forze dell’ordine perché considerati appartenenti all’area anarco-insurrezionalista e tra i frequentatori del centro sociale Kavarna, sono scattate le manette con l’accusa di detenzione e porto abusivo di esplosivi, con l’aggravante della matrice eversiva. Entrambi figli di noti professionisti della “Cremona bene” si sono dichiarati prigionieri politici e una volta in caserma hanno detto solo i propri nomi.

A ‘spiegare’ quel gesto ci ha pensato la scritta lasciata con una bomboletta spray accanto all’ingresso della banca: ‘Chi la fa l’aspetti’. Il candelotto, lungo circa 20 centimetri e a cui erano collegati due bicchieri di plastica colmi di vernice rossa, avrebbe potuto causare danni ingenti: “Senza dubbio -spiegano gli inquirenti- avrebbe infranto la vetrina dell’istituto di credito”.