Quattordici anni di carcere. E’ la pena richiesta per Agim Tabaku, il 51enne albanese, accusato dell’omicidio di Xhelal Kasollja, anch’egli albanese. I fatti risalgono al 23 gennaio del 1994. Tabaku e Kasollja si sarebbero affrontati in un duello ferendosi a vicenda. Ad avere la peggio fu Kasollja che morì per i colpi di coltello ricevuti. La sera stessa dell’omicidio Tabaku scappò all’estero e fece perdere le proprie tracce: in assenza del presunto omicida si tenne una prima udienza il 31 maggio 1994, in cui Tabaku fu condannato a 16 anni di carcere, sentenza confermata in appello l’11 giungo 1996. Pena ovviamente mai scontata essendo il presunto colpevole irreperibile. Irreperibile fino all’anno scorso, quando fu fermato dalla polizia in Svizzera. Durante il controllo emerse che sull’uomo pendevano 16 anni di reclusione mai scontati ed estradarono l’albanese in Italia. L’avvocato di Tabaku Giovanni Di Lullo, portando come motivazione il fatto che l’imputato non era stato informato del processo d’appello, ha chiesto ed ottenuto di ricominciare da capo l’iter processuale. E tutto è ricominciato ieri con una richiesta da parte del Pm di 14 anni di reclusione, una riduzione rispetto ai primi 16 anni a cui Tabaku era stato condannato: alla base del duello in questione, infatti, vi sarebbe stata una rapina ai danni di una prostituta, compagna di Kasollja. Ma di questo reato non sarebbe più accusato il presunto colpevole.