Prezzo del pomodoro, Coldiretti: “Staremo fuori dal tavolo delle trattative”

Si è riunita nei giorni scorsi la commissione pomodoro di Coldiretti Piacenza ribadendo la posizione già annunciata. All’incontro al quale hanno partecipato anche produttori di Parma, gli imprenditori hanno sottolineato come non sia più possibile coltivatore pomodoro alle condizione proposte dall’industria. “71 euro la tonnellata è uno schiaffo alla decenza. E la mia azienda sicuramente si rivolgerà verso altre colture; negli anni scorsi, oltre ad un prezzo basso, abbiamo avuto anche la scure di una scaletta qualitativa peggiorativa… o meglio interpretativa in base alle industrie di riferimento”, sottolinea Giovanni Lavezzi produttore di Calendasco.

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“Ci dispiace abbandonare il pomodoro, ma non possiamo continuare a lavorare in perdita” ribadisce Stefano Capra di Carpaneto; ogni anno è la stessa storia, e ogni anno alla fine cediamo alla pressione dell’industria. Stavolta dobbiamo dimostrare di essere tutti uniti e compatti. Evidentemente ai nostri industriali della filiera importa poco e preferiscono approvvigionarsi di pomodoro dall’estero, contribuendo a distruggere il nostro valore più grande che è l’agroalimentare”.

“In questi anni noi imprenditori agricoli, riprende Gianpaolo Gentili, abbiamo dimostrato di lavorare per la valorizzazione del comparto, per il bene dell’intera filiera… soprattutto pensando al bene del territorio e all’indotto che un prodotto di qualità e non delocalizzabile porta per la società. Ci siamo sempre impegnati per qualificare la nostra professionalità e migliorare la qualità… ma evidentemente non tutti gli attori della filiera lavorano nella stessa direzione”

“Durante i lavori della commissione è emersa forte preoccupazione sul futuro del comparto, conclude il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, ma altrettanta fermezza rispetto ad un prezzo proposto dagli industriali, che oltre a non coprire i costi di produzione, rappresenta una presa in giro; l’invito che facciamo alle nostre Op di riferimento è di restare fuori dal tavolo delle trattative fino al perdurare di questo atteggiamento poco costruttivo della filiera. Non possiamo più essere l’anello della filiera che sopporta le perdite, i produttori si rivolgano verso altre colture e pongano particolare oculatezza nello stilare i piani culturali”.

“Il nostro intento conclude Bisi, è solo quello di mantenere un valore adeguato per il nostro prodotto, al fine di conservare un sistema territoriale “ricco” di produttori che rappresentano sempre un volano economico e sociale; non dimentichiamo che la pasta al pomodoro costituisce un prodotto fondamentale nella dieta mediterranea, ricco di sostanze indispensabili; si potrebbe definire un piatto anticrisi; proprio per questo motivo la promozione a tutti i livelli deve tornare all’ordine del giorno del sistema distrettuale”.