Capriolo ucciso di notte nei boschi di Travo, condannati due cacciatori

L’uccisione di un capriolo è costata, a due cacciatori bresciani, la condanna al pagamento di un’ammenda di 1.500 euro ciascuno. Si è concluso oggi (martedì 22 gennaio) in Tribunale il processo a due fratelli bresciani di 37 e 40 anni che, nel dicembre del 2011, avevano accompagnato un loro amico bresciano, originario della zona di San Giorgio, in una battuta notturna di caccia al capriolo.

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Il giudice Adele Savastano, dopo la condanna dei due, ha restituito gli atti alla procura perché indaghi per falsa testimonianza il loro amico: l’uomo, che aveva già pagato una sanzione per l’uccisione del capriolo, di cui si era assunto la responsabilità, è stato sentito come testimone chiamato dalla difesa dei due, rappresentata dall’avvocato Enzo Bosio (Foro di Brescia). La sua versione, però, è stata ritenuta non fedele dal giudice che gli ha contestato la falsa testimonianza.

L’uccisione era avvenuta nei boschi di Travo nella notte del 12 dicembre 2011. La vettura con a bordo i tre, ha raccontato il maresciallo Roberto Guasco, comandante della stazione carabinieri di Rivergaro, sentito come teste, era stata fermata da una pattuglia. I cittadini avevano telefonato ai carabinieri dicendo di aver sentito dei colpi. I militari, avevano fermato un’auto con a bordo i tre. Dalla perquisizione erano emersi un fucile, sei cartucce, un faro alogeno, un pugnale. I tre erano stati denunciati per aver cacciato in un periodo di divieto.

Il giovane che aveva sparato ha detto al giudice di aver lasciato i due fratelli bresciani in un bar, perché non volevano partecipare a quella battuta notturna: “Ma sei matto? mi hanno detto”. Ma alcune contraddizioni non hanno convinto il giudice che lo ha rinviato alla procura per falsa testimonianza.

Il pm Arturo Iacovacci ha chiesto la condanna a 3 mesi di arresto: ognuno aveva un ruolo nella partita e le modalità del fatto sono gravi. “E’ stata lasciata poca possibilità di fuga al capriolo, abbagliato dal faro nella notte”.

La difesa ha argomentato che la legge regionale stabilisce le date del divieto di caccia in generale e la violazione prevede solo ammende. Inoltre, secondo l’avvocato, la caccia notturna prevede una sanzione amministrativa. Il legale ha così chiesto che i due assistiti venissero condannati a un’ammenda.