Atlantis, incontro fiume. La trattativa si arena sull'”incentivo all’esodo”

AGGIORNAMENTO ORE 19.50 – Atlantis, al palazzo della Provincia continua la trattativa. “La buonuscita proposta dall’azienda e’ inaccettabile”. Così’ Giordano Giovannini, delegato Filtcem Cgil che partecipa alla trattativa. Alle 19.30, dopo ore di trattative le parti (sindacati e azienda)  sono ancora molto distanti.

Radio Sound

Materia del contendere il cosiddetto inventivo all’esodo, cioe’ una sorta di indennizzo che i lavoratori chiedono dopo la chiusura dell’azienda. I sindacati sono partiti da una cifra di 19mila euro, pronti a scendere fino a 15, ma dall’altra parte il gruppo Azimut-Benetti non sembra pronto ad andare oltre i 6mila euro.

“Non sono neppure 9 mensilita’ come previsto dalla legge” ha ribadito Giovannini, commentando la trattativa tutt’ora in corso. Insomma il braccio di ferro tra azienda e lavoratori pare lontano dalla conclusione, con i sei lavoratori in protesta, da due giorni sul tetto dello stabilimento, che sono pronti ad andare avanti se non si arrivera’ a un accordo condiviso. Lo ricordiamo, oltre ai sei operai che hanno deciso per la protesta “estrema” sono circa 180 i lavoratori che rimarranno senza lavoro e che sperano nella buonuscita per poter avere un paracadute sociale.

 


 

È iniziato poco dopo le 15 l’incontro in Provincia (via Mazzini) tra Regione, Provincia, Confindustria, sindacati, azienda e rsu sul futuro dei 180 lavoratori dell’azienda nautica Atlantis. Si parte da posizioni distanti tra azienda Azimut-Benetti e i sindacati che portano avanti le istanze dei lavoratori. L’azienda propone cassa integrazione per 24 mesi e poi mobilità. Fino all’ultimo i lavoratori hanno sperato nel mantenimento in vita dell’azienda e hanno chiesto determinate garanzie su cassa integrazione e ricollocamento. Uno degli scogli sarebbe rappresentato anche dalla sorta di buonuscita richiesta dai lavoratori: non ci sarebbe intesa sulla cifra. L’amministratore delegato Paolo Casani ha spiegato che il sito di Sariano di Gropparello non è più strategico per il gruppo torinese “viste le perdite negli ultimi quattro anni”. “In questi anni abbiamo investito parecchi soldi, non abbiamo deciso di sospendere la produttività con il sorriso sulle labbra”. Casani ha poi fatto un appello ai lavoratori che stanno protestando sul tetto dell’azienda: “Li invito a scendere, noi non condividiamo questo genere di protesta. Ci auguriamo di uscire questa sera con una soluzione che soddisfi tutti”.

AGGIORNAMENTO 09.01 – Ennesima notte all’addiaccio per i sei lavoratori di Atlantis che hanno scelto da lunedì di spostare la protesta sul tetto dello stabilimento di Sariano di Gropparello. I dipendenti manifestano per chiedere equi ammortizzatori sociali in vista della chiusura ufficiale che avverrà il 31 gennaio prossimo. L’azienda infatti ha proposto ai 180 lavoratori di spostarsi allo stabilimento di Avigliana (Torino): in caso di rifiuto, per tutti scatterà il licenziamento per giusta causa, il che non prevede la cassa integrazione. Momenti difficili per questi sei operai che da due giorni vivono sul tetto della fabbrica, giorno e notte. “Dormire è impossibile – racconta Franco Pucci, uno di loroperché il tetto è in pendenza e questo rende impossibile qualsiasi riposo. Senza contare che di notte la superficie ghiaccia rendendo pericoloso ogni movimento. Per difenderci dal freddo abbiamo una stufa alogena che però serve a ben poco. Per quanto riguarda il cibo, riusciamo a mangiare quel poco che ai nostri colleghi è permesso consegnarci”.

La situazione è resa ancora più difficile dalla sofferenza delle famiglie, preoccupate e spaventate: “Pensare che quando ci siamo preparati a quest’avventura mia moglie mi sorprese mentre preparavo lo zaino e o io le spiegai che stavo andando a giocare a calcetto con gli amici. Sapevo che non avrebbe mai accettato che io cominciassi questa protesta. Ieri sera poi mi ha chiamato mio figlio in lacrime perché non mi vede da tre giorni: per noi tutto questo è doloroso ma devono sapere che lo stiamo facendo anche per loro”.

E intanto tutto è pronto per l’incontro di questo pomeriggio tra Regione, sindacati, azienda e Rsu, incontro che si terrà nella sede provinciale di via Mazzini: “Vedremo quale sarà il risultato. Se l’azienda non cambierà idea noi non ci muoveremo da qui, dovessero passare dei mesi, dovesse nevicare…non ci importa. Siamo stati presi in giro abbastanza e siamo stanchi di fare i bravi e aspettare. Anche i sindacati ci dicevano di stare tranquilli, che la situazione si sarebbe aggiustata, ma non è così e noi adesso vogliamo fa sentire la nostra voce con forza”.

Sul tetto anche Claudio Ciubano: “Mia moglie questa mattina è arrivata davanti ai cancelli della fabbrica implorandomi di interrompere la protesta e spiegandomi di aver assicurato alle mie figlie che oggi sarei tornato a casa. Io le ho risposto che ha casa non ci posso tornare e di dire alle bambine semplicemente che le amo”.

 


Lavoratori sul tetto di Atlantis: «Presi in giro, da qui non ci muoviamo»

Tensione ai massimi livelli a Sariano di Gropparello. Sei dei 180 lavoratori dell’azienda nautica Atlantis da quasi due giorni sono sul tetto dello stabilimento a rischio chiusura e non hanno alcuna intenzione di scendere finché la situazione non sarà definita in modo che venga tutelata la posizione dei dipendenti. “Ci stanno prendendo in giro, noi da qui non ci muoviamo” urlano dall’alto Franco Pucci, Ballo Sekou, Maurizio Piazza, Franco Cobanu, Kompauri Musha e Leon Lazzari, imbacuccati nei piumini che dovranno scaldarli anche questa notte, la seconda consecutiva all’aperto, e le temperature – si sa – non sono certo miti.

“Ero preoccupata e non del tutto d’accordo quando mio marito mi ha detto che era intenzionato a fare questa forma di protesta così decisa – dice Maria, moglie di uno dei sei lavoratori sul tetto – ma ora, da qui, lo sto sostenendo insieme a tutti i colleghi: è giusto che ci ascoltino, che l’azienda torni sui suoi passi, che capiscano che non possono fare quello che vogliono senza tenere conto dei diritti di chi lavora e di chi ha organizzato la sua vita basandosi sul lavoro in questa azienda”.

Oltre a Maria, sono tanti i dipendenti Atlantis che da ieri stanno presidiando l’ingresso allo stabilimento di Sariano. Nel quale noi di Radio Sound siamo stati gentilmente accolti, oggi pomeriggio, ma solo fino all’atrio: “L’azienda non intende rilasciare al momento alcuna dichiarazione” ci hanno fatto sapere.

“La situazione è tutt’altro che semplice – spiega Floriano Zorzella della Cgil, oggi sul posto insieme ai lavoratori – Entro la fine di gennaio dovrebbero esaurirsi i trasferimenti di materiali da Sariano a Torino ed entro marzo si esauriranno e attività produttive; tutto ciò era previsto in un verbale che abbiamo sottoscritto presso il ministero per lo Sviluppo economico e nello stesso verbale era però prevista anche l’attivazione di una procedura per la concessione della cassa integrazione straordinaria che ad oggi però non è ancora stata attivata, e compete all’azienda”.

A Zorzella abbiamo chiesto se ha idea di quanto potrebbe durare una protesta di questo genere, così impegnativa anche dal punto di vista fisico visto il freddo e l’assoluta impossibilità di scaldarsi con stufe o fuochi sul tetto dell’azienda. “Da quel che ne so i lavoratori sono intenzionati a non muoversi da lì finché non sarà raggiunto un accordo; un accordo che i lavoratori devono poi poter valutare in assemblea”.

Per quanto riguarda le prospettive, l’azienda ha dichiarato ai lavoratori e ai sindacati che esiste per i dipendenti di Sariano la possibilità di essere trasferiti a Torino e quindi di non perdere il posto di lavoro a fronte del disagio di un pendolarismo in effetti non poco difficoltoso: la gran parte dei lavoratori ha infatti preso casa nei dintorni di Gropparello, ha mutui sulle spalle, ha i figli che vanno a scuola in zona e non può certo accollarsi una nuova sistemazione in Piemonte. Ma al di là di queste problematiche, sottolineate da tutti i lavoratori che abbiamo ascoltato, c’è anche un dubbio ulteriore sollevato ancora da Zorzella della Cgil: “Non capiamo come possa esserci spazio per i lavoratori dal Piacentino – dice – quando a Torino l’azienda ha dichiarato di avere personale in esubero”.

Situazione in effetti complicata, dunque, soprattutto alla luce dell’acuirsi della tensione tra azienda e lavoratori dopo la bocciatura da parte di questi ultimi, riuniti in assemblea lo scorso 3 gennaio, del piano proposto dall’azienda stessa in Confindustria. Un piano ritenuto «insufficiente per quanto riguarda le tutele ai lavoratori» dichiara Mara Bertocchi dell’rsu. Alla bocciatura dell’assemblea è quindi seguìta una lettera recapitata ieri mattina (lunedì 7 gennaio) a tutti i dipendenti con quale – spiega sempre la Bertocchi – «siamo stati messi di fronte a un bivio: o accettiamo il trasferimento o veniamo licenziati per giusta causa».

Altro nodo è quello del buono uscita: «Chi, come me, lavora qui da anni – spiega infuriato uno dei lavoratori seduti attorno a un fuoco di fronte ai cancelli di Atlantis – dovrebbe accontentarsi di 6mila euro lordi da prendere tra due anni; e l’azienda non è che è fallita ma semplicemente sceglie di chiudere uno stabilimento».

Un primo chiarimento su come intenda muoversi la dirigenza Atlantis potrebbe arrivare dal tavolo previsto domani, mercoledì 9 gennaio, in Provincia alla presenza degli amministratori, dei sindacati e – «si spera», chiosa Zorzella – dei rappresentanti aziendali.