AGGIORNAMENTO ORE 15 – “Potevano fare i padri nobili della politica piacentina e spendere parole di augurio e di incoraggiamento per un Consiglio Comunale profondamente rinnovato rispetto al precedente. Lo dico per il bene della città e per il rispetto che si deve a questa istituzione. Invece interpretano un po’ la parte dei reduci nostalgici e insoddisfatti”. E’ questa la replica dell’attuale consigliere del Pd Stefano Borotti ale prese di posizione di diversi illustri ex consiglieri come Carlo Mazza, Gianni D’Amo e Sandro Ballerini.
“Gianni D’Amo è una persona che stimo molto e pone un tema serio e decisivo. Sul quale però non concordo con la sua analisi. Non è vero che il civismo è morto, se lo intendiamo come il contributo diretto che la società civile, il mondo delle professioni, del sociale e della cultura porta direttamente alla politica e al governo delle Istituzioni. A partire dal Sindaco Paolo Dosi e via via nelle persone di tanti della Giunta e del Consiglio Comunale si ritrovano profili civici di spiccata competenza. Sono dell’idea, piuttosto, che il civismo vada rafforzato e non soffocato dalla politica politicante. Che è sempre dura a morire… 20-25 anni fa i Consigli Comunali erano molto peggio. Certo non c’era l’elezione diretta del Sindaco, che tanto bene ha fatto ai nostri Comuni, ma la politica di allora non era all’altezza dei compiti e a metà anni novanta la città versava in condizioni disastrose. Poi grazie soprattutto ai governi locali di centrosinistra, prima con Giacomo Vaciago e poi con Roberto Reggi il Comune ha ripreso a funzionare. Gli ultimi 10 anni sono stati strepitosi, grazie ai meriti indiscussi di Reggi, ma anche a un Consiglio Comunale che ha lavorato a dovere. Altrimenti non sarebbe stato così, pur con le fisiologiche tensioni e differenze che esistono tra organi politici diversi per ruolo e funzione. E la città è cambiata in meglio, come è sotto gli occhi di tutti. E come si fa a dire che questo è un Consiglio di disoccupati e mestieranti della politica. Ci sono operai, professionisti, imprenditori, cooperatori, insegnanti, dirigenti e anche ovviamente dipendenti pubblici e pensionati. C’è la città, per come è nel bene e nel male”.
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Con l’inizio del nuovo anno ripartirà in città quella che, secondo un’antica definizione scolastica, era definita come l’Arte di governare la società. La tanto amata o odiata politica, che in una città (in greco polis, appunto) si traduce e realizza nel Consiglio comunale. Un consesso che però, a detta di molti, sembra aver perso il prestigio di una volta.
A confermare l’osservazione sono tre “mostri sacri” della politica piacentina rimasti però al palo dopo le ultime elezioni. A loro, dopo oltre sei mesi di assenza, abbiamo chiesto come si vive al di fuori dalle stanze della politica e come giudicano il lavoro degli attuali consiglieri in carica.
Sommando gli anni di presenza in aula di Carlo Mazza, Gianni D’Amo e Sandro Ballerini, si arriva, più o meno, alla considerevole cifra di 60 anni di politica su quegli scranni. Vi aspettate di sentire commenti astiosi dettati dal rammarico di non essere più nell’arena? Non è proprio così, le interviste riservano infatti delle sorprese, perché qualcuno non prova assolutamente nostalgia. (Le interviste complete in allegato a fondo pagina).
LA VITA DOPO ANNI DI POLITICA – “Dopo 25 anni, dove ho avuto più soddisfazioni che delusioni, ho deciso di darci un taglio – ha spiegato Ballerini senza rimpianti, anzi – ho sostituito la politica con la scrittura di un libro, di poesie e la musica. Ma, soprattutto, con mia moglie, le mie figlie e persino la mia cagnolina. E’ un’altra vita, più bella”.
Meno ricco di passatempi ma ugualmente distaccato, Carlo Mazza. “Mi sono tirato indietro completamente, seguo poco le notizie a livello locale” ha confessato, pur avendo un giudizio ben preciso sul lavoro che viene svolto oggi in Consiglio: “Mi sembra un po’ appannato. Anche perché prima c’era un Reggi spumeggiante, che non faceva le cose meglio o peggio, ma come carattere imprimeva al Consiglio una reazione diversa. Oggi mi sembra tutto un po’con poco brio, si discute poco. E’ un’aula un pò appannata”. Una vivacità, almeno stando alle voci che circolano, che Mazza sembra aver trovato come “consigliere” del Movimento 5 Stelle, proprio per la sua preparazione su regole e pratiche.
Decisamente nostalgico, invece, Gianni D’Amo che, a differenza dei colleghi, alle ultime elezioni si era impegnato alle primarie come candidato sindaco: “L’impegno continua, quello culturale dell’associazione Città comune (che ha fondato e presiede ndr). Però ho un po’ di nostalgia, la politica è una forma di dipendenza. Ti manca” ammette, pur senza rimpianti: “Devo dire che è giusto sia così. Ho proposto un progetto di ‘civismo maturo’ che i partiti non hanno raccolto. C’è stata scarsa lungimiranza. Ma ho tante altre cose da fare, per me e la mia famiglia e per le cose in cui credo”.
IL GIUDIZIO SULL’ATTUALE CONSIGLIO – Gli ex storici consiglieri comunali, pur con dei distinguo, sono concordi sul giudizio negativo dell’attuale Consiglio comunale e i suoi membri. Per Ballerini “le quote rosa fanno ridere. Dovrebbero farle anche per imprenditori, artigiani, professionisti. Oggi i consiglieri non rappresentano la società – ha detto senza mezzi termini – la metà sono disoccupati, gli altri dipendenti di enti pubblici”.
Neppure l’entrata dei giovani, per Mazza, sembra aver impresso una spinta positiva: “Una volta mi ero permesso di dire come di giovani che hanno dato qualcosa di diverso in Consiglio ne avevo trovati pochi ed ero stato molto criticato”. Il perché, secondo lui è da ricercarsi nella scarsa “attenzione alle pratiche, soprattutto quelle urbanistiche, non c’è passione da parte dei giovani, tolte lodevoli eccezioni, alla ricerca, al loro studio”.
D’Amo, infine, ha concentrato la sua analisi sul piano strettamente politico: “Per dieci anni ho denunciato le modalità di arretramento della cultura. Un uomo solo al comando non andava bene a Piacenza, a Roma, né ad Arezzo. Non so perché citavo sempre Arezzo” ha ricordato, per poi passare all’importanza dell’istituzione: “I Consigli oggi non contano niente. Non c’è più un consiglio che fa il suo dovere, cioè di indirizzo e controllo del sindaco e della sua giunta – spiega – il consigliere comunale di maggioranza vota quello che gli viene proposto e quello di minoranza vota contro. Ma così si va poco lontano”. E ha concluso, amaramente: “Si è perso di vista il dovere della politica: costruire consenso intorno a ipotesi per far meglio funzionare il paese”.