L’ex Macello tiene in ansia la giunta Dosi: va male causa da 5 milioni di euro

Non solo deve guardarsi dalle accuse di immobilismo, per la verità assai tiepide, provenienti dall’opposizione di marca Pdl. Ora la giunta Dosi deve fare i conti anche con una maggioranza che inizia a spazientirsi e che nell’ultima riunione di coalizione, avvenuta poco prima del cenone di Capodanno alla presenza dell’assessore Pierangelo Romersi, ha iniziato a farsi sentire: “In sei mesi non s’è visto nulla” è l’accusa mossa. Hai voglia a dire che c’era l’ambientamento, la crisi, le poche risorse. Con il sindaco qualche consigliere, anche del Pd, è stato piuttosto esplicito: “Bisogna darsi una mossa”. E’ vero che siamo all’inizio del mandato e che l’opposizione è messa peggio dell’armata Brancaleone, e dunque grossi rischi non si corrono; è però anche vero che l’elettorato non dimentica, specialmente se non fai.

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IL CONTENZIOSO SULL’EX MACELLO Per di più a tenere un po’ in agitazione gli ambienti dell’amministrazione ci sono anche le notizie che trapelano circa un contenzioso che già da qualche anno vede le ditte incaricate dei lavori contrapposte al Comune . La questione riguarda il cantiere dell’ex Macello in via Scalabrini dove nel febbraio 2008 è sorto l’Urban Center, una sorta di cittadella del sapere. Un contenzioso, ormai giunto alle battute conclusive, che non solo starebbe andando male (anche l’avvocatura comunale lo giudicherebbe pittosto a rischio), ma che soprattutto rischierebbe, in caso di sconfitta, di far sborsare a Palazzo Mercanti una cifra vicina a 5 milioni di euro. L’affare risale al 2005. Le ditte che avevano avuto in appalto i lavori di restauro dell’area fecero ricorso contro il Comune per un “accertamento tecnico preventivo”, ossia uno strumento peritale previsto dal codice di procedura civile, al fine di attestare i lavori effettivamente eseguiti al macello. Una causa che trae origine dal contenzioso in corso con il Comune già da aprile, quando il cantiere si fermò perché gli operatori – le ditte romane Donati (capogruppo di una cordata con Tirrena Lavori e Dema Costruzioni) e Soved – decisero di recedere dal contratto d’appalto ravvisando motivi di contestazione (sulle modalità di lavoro, a quanto pare, e su alcuni prezzi a base d’asta). Ne seguì la diffida ad adempiere inviata dal Comune che non digerì l’interruzione dei lavori. Il ricorso poi presentato da Donati e da Soved era teso ad accertare quanti fossero stati i lavori effettuati da ciascuna delle due ditte secondo i rispettivi ambiti di competenza. La giunta decise così di tutelarsi contro il doppio ricorso costituendosi in giudizio. Da allora sono passati sette anni e oggi la situazione giudiziaria non sarebbe per nulla rosea. Tutt’altro. Colpa, si dice, di pratiche viziate e firmate da ex dirigenti del Comune oggi in pensione. Esisterebbe il serio rischio che il Comune debba pagare una cifra che si aggirerebbe ai 5 milioni di euro. Proprio in questi giorni l’amministrazione sta valutando il da farsi: e non è escluso che il Comune, per evitare di sborsare tutti quei quattrini, possa rivalersi sugli ex dirigenti. 

LA REAZIONE DI DOSI: “ANDREMO FINO ALL’ULTIMO GRADO DI GIUDIZIO” Sul caso Radiosound ha interpellato anche il sindaco Paolo Dosi: “E’ un tema aperto. L’udienza preliminare, programmata per dicembre, è stata rinviata alla prossima promavera e la sentenza per il primo grado di giudizio è attesa per il 2014. Vogliamo andare fino in fondo a tutti i gradi di giudizio e contestare la perizia di parte”. Il sindaco ha poi proseguito: “Preoccupato? Ho ricevuto rassicurazioni da parte del nostro ufficio legale”.