Un secco no all’esternalizzazione di interi reparti degli ospedali di di Casalpusterlengo e di Sant’Angelo Lodigiano arriva dal partito della Rifondazione comunista nel Lodigiano. Nonostante le forti pressioni arrivate nelle ultime ore anche dai vertici della provincia, l’ultimatum è stato lanciato: o Ds e Margherita si oppongono all’accordo tra azienda ospedaliera di Lodi e fondazione Don Gnocchi per affidare alla prestigiosa Onlus l’attività di riabilitazione in padiglioni ora sottoutilizzati degli ospedali, oppure i bertinottiani faranno venir meno il loro sostegno alle maggioranze di centrosinistra. Si comincia da Castiglione e da Sant’Angelo Lodigiano, dove a maggio si andrà al voto per il rinnovo delle amministrazioni comunali, e già si è interrotto il lavoro di preparazione delle liste, e poi si potrebbe arrivare perfino al comune capoluogo e alla provincia. Questa la minaccia. La critica non è tanto nei confronti della Don Gnocchi, quanto piuttosto nelle modalità indicate dall’Azienda ospedaliera per questa partnership, al centro anche di una dura presa di posizione delle rappresentanze sindacali di base che hanno già interrotto le relazioni interne all’Ao. Il percorso da una parte, secondo i comunisti, costituirebbe in ingresso di fatto del privato nella sanità pubblica, dall’altro minerebbe quell’assetto del "welfare" che il Prc ha posto tra le sue pregiudiziali per scendere a patto con il centrosinistra lodigiano assieme al mantenimento del regime di proprietà e gestione pubblica dell’acqua. "Proponiamo un ingresso della Don Gnocchi integrandola però nel progetto di welfare sociosanitario dell’Unione, attraverso una discussione con la provincia, i piani di zona, l’Asl, l’ospedale, il consorzio e l’ordine dei medici», spiega il segretario provinciale del Prc lodigiano Andrea Viani. Per ora nessuna risposta ufficiale da Ds e Margherita, se non un vertice fissato per dopo Pasqua. Secondo i comunisti l’ingresso della Don Gnocchi nella sanità pubblica lodigiana, che potrebbe pesare per 15 milioni in termini di investimento e per 120 posti di lavoro, ha già avuto il placet delle altre forze del centrosinistra a livello regionale: un vero e proprio "golpe" per i militanti della sinistra lodigiana.