
E’ stato presentato questa mattina in Provincia a Palazzo Garibaldi il rapporto regionale curato dalla Fondazione Antonino Caponnetto “Per una Emilia Romagna senza mafia 2012”. La classifica stilata dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” vede la provincia di Piacenza all’ottavo posto nazionale per aumento dei reati nell’anno 2011, un +11,5% pari a oltre 6mila reati. Soprattutto il sequestro di sostanze stupefacenti, che ha visto un incremento del 932% per cento per quanto riguarda la cocaina, e del 105% per quanto riguarda l’hashish, fanno capire quanto Piacenza stia diventando crocevia di narcotrafficanti italiani e stranieri. Stesso discorso per quanto riguarda sfruttamento della prostituzione, immigrazione clandestina e riduzione in schiavitù che hanno fatto registrare un preoccupante incremento. Per quanto riguarda la presenza mafiosa Piacenza vede una presenza di rilievo della criminalità organizzata calabrese: una presenza influenzata dalla vicinanza alla Lombardia dove è molto forte la ‘ndrangheta. Nella nostra zona è stata appurata la presenza della cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) e Muto Chirillo di Cetraro (Cosenza). Non meno importanti sono le presenze di “Cosa Nostra”, in particolare della famiglia Galatolo, operante nel quartiere Acquasanta di Palermo, e del clan camorristico Fabbrocino, attivo a Nola (Napoli). Nell’insieme, la sfera di operatività criminosa di questi sodalizi è principalmente orientata in attività estorsive ed usurarie a danno delle imprese. La sottomissione al ricatto da parte della criminalità organizzata, in molti casi, induce le vittime ad effettuare false fatture con il fine di realizzare illeciti introiti, creando operazioni commerciali inesistenti. A Piacenza le mafie sono molto attive nell’edilizia, pubblica e privata, e nelle acquisizioni immobiliari e commerciali. I beni confiscati alla mafia in provincia di Piacenza sono in tutto 6.
A presentare il dossier il presidente della Fondazione Caponnetto Salvatori Calleri.
“Per fortuna la Provincia di Piacenza è in una situazione leggermente migliore rispetto a quella delle altre province, anche se la presenza mafiosa è in crescita come in tutta Italia. Piacenza è una terra di transito verso la Lombardia e verso il Piemonte, e le terre di transito attirano. Per questo non bisogna sottovalutare il fenomeno”.
Quali sono i settori maggiormente presi di mira?
“Le organizzazioni mafiose sono ormai organizzazione moderne e i loro target sono numerosi e vari, si interessano a tutti i settori dell’economia. Sono delle vere e proprie holding. Fortunatamente a Piacenza non c’è una cultura mafiosa, ma il punto è che non c’era nemmeno a Modena e Reggio Emilia dove la presenza ora è molto più massiccia rispetto a Piacenza”.
Cosa possono fare gli enti locali?
“Occorre innanzitutto azzerare la normativa sugli appalti perché l’attuale non garantisce il massimo controllo e la sicurezza. In alternativa sono utili quei protocolli che mettono regole rigide agli appalti, in modo che si accetti anche il responso negativo di una Prefettura basato sulle interdittive antimafia”.
Quali le mafie presenti sul nostro territorio?
A Piacenza sono presenti tutte le realtà mafiose italiane e alcune straniere. La crisi economica rappresenta un’attrattiva per la criminalità organizzata: il ‘fatturato’ delle organizzazioni mafiose in Emilia Romagna è pari a 20 miliardi di euro, 200 miliardi di euro in tutta Italia, mentre il patrimonio delle organizzazioni è pari a 1000 miliardi di euro”.