Spi Cgil, anno positivo nonostante tutto. La ricetta? «Trasparenza e impegno»

Il 2012 è l’anno del cosiddetto invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. Parole gradevoli, ricche di significati positivi ma rischiano di rimanere tali se non sono seguite da azioni concrete che mettano proficuamente in contatto due mondi – come lo sono quelli dei nonni e quelli dei nipoti – che in realtà, per le ragioni più svariate, di punti di contatto ne hanno ben pochi. Lo Spi Cgil, il sindacato dei pensionati della Cgil, l’ha fatto traducendo le intenzioni in azioni. Come? Lo abbiamo chiesto al segretario dello Spi, Tamer Favali, 66 anni (quasi), e oltre 40 spesi all’interno dell’organizzazione, più che altro lontano dalla sua Forlì. L’abbiamo incontrato oggi, venerdì 14 dicembre, al Baciccia di via Dionigi Carli, a margine del pranzo degli auguri natalizi con tutti i vertici locali (e anche qualche ospite regionale) dello Spi. Come tradurre in fatti il concetto dell’invecchiamento attivo, dunque. «Prima di tutto – dice Favali – per noi significa essere autonomi nel quotidiano e impegnati nella società. Promuovere la solidarietà e la cooperazione tra generazioni tenendo conto delle diversità e della parità di genere, partecipare attivamente alla vita familiare e di comunità, promuovere l’invecchiamento sano e dignitoso. Questi sono secondo noi i riferimenti per un agire concreto contro gli stereotipi e la discriminazione basata sull’età».

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In questo contesto di massima si inserisce il progetto “I nonni raccontano”, presentato al Baciccia insieme al calendario 2013 (prima edizione in assoluto) con le foto che a loro volta raccontano le varie fasi già passate in questi mesi. «Il progetto – spiega ancora Tamer Favali – nasce dalla volontà da parte dello Spi Cgil, e in particolare della Lega D’Antona di Picenza, di valorizzare il patrimonio di conoscenze e di esperienze posseduto dalle persone anziane attraverso l’incontro con le nuove generazioni, in particolare con i giovani che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo grado del quartiere Farnesiana. Gli iscritti al sindacato si sono messi a disposizione delle scuole del territorio (De Amicis e Anna Frank) per svolgere attività ludico-pratiche e per realizzare incontri con gli alunni su temi legati alle esperienze che li hanno visti protagonisti nel corso della loro vita». Dai giochi di una volta (corda, bigie, figurine eccetera) ad alcune fasi storiche cruciali vissute da chi oggi ha i capelli bianchi.

Il pranzo natalizio della categoria e la presentazione del calendario è stata anche l’occasione per tracciare un breve bilancio dell’anno che si avvia alla conclusione. Ed è stato un anno decisamente positivo nonostante il periodo in generale non lo sia per niente e nonostante in particolare per lo Spi sia questa la fase immediatamente successiva a un passaggio molto delicato come lo è stato lo scandalo delle tessere false i cui sviluppi giudiziari stanno tornando alla ribalta giusto in questi giorni.
Anno positivo, dunque, sintetizzato in una cifra su tutte: 722 nuovi delegati (al 30 novembre) contro i 696 dello scorso anno e i 548 del 2010. Morale: lo Spi, scandali o non scandali, crisi o non crisi, è in buona salute. Le entrate dai contributi associativi previste per l’anno prossimo sono di oltre 830mila euro dei quali allo Spi resteranno 426mila (il resto va in “canalizzazioni” ai vari livelli superiori dell’organizzazione e alla Camera del lavoro piacentina).

E se lo Spi gode di buona salute dopo quel che è successo un paio d’anni fa può significare una cosa sola: il nuovo gruppo dirigente guidato da Favali ha lavorato bene. La ricetta? «Il mio ufficio è una casa di vetro» ha detto senza girarci troppo intorno. Il che significa trasparenza assoluta, coerenza e impegno. E proprio all’insegna delle trasparenza che al suo arrivo, due anni fa, a scandalo appena scoppiato, il segretario Spi ha allontanato il vecchio gruppo dirigente per la sua «responsabilità oggettiva rispetto ai fatti accaduti»; il che significa, in soldoni, una responsabilità politica, senza entrare nel merito; per il quale, naturalmente, c’è la magistratura. Che peraltro nei giorni scorsi si è espressa con una prima “infilata” di proscioglimenti dopo i 78 ritiri di querele da parte di altrettanti pensionati iscritti allo Spi a loro insaputa: querele ritirate perché, come ha sottolineato lo stesso Favali, sono stati risarciti fino all’ultimo centesimo.
Si diceva che bisognasse voltare pagina da quei fatti, dunque, e così’ pare che sia stato e oggi lo Spi, nonostante tutto, resta la maggiore “forza”, anche in termini numerici, all’interno della Cgil piacentina.