“Pittura e dintorni. Tracce di un percorso comune” è il titolo della mostra che dal 15 al 25 dicembre sarà ospitata all’ex Macello di Fiorenzuola. In esposizione le opere di Pierluigi Montani e Dino Molinari.
“L’idea di questa mostra in questo luogo, è nata non per caso, si potrebbe dire per affermare il gioco, vivace di un percorso artistico comune, da quel dialogare libero e un po’ scanzonato che è privilegio dell’amicizia, dall’elogio del dubbio e dall’incertezza della condizione umana”, spiegano gli autori. I percorsi artistici di Montani e Molinari risalgono alla stessa formazione, le tracce delle opere, evidenziano temi diversi affrontati con lo stesso linguaggio pittorico. La mostra propone l’intercalare delle opere, pittura, scultura, istallazioni con l’obiettivo finale di coinvolgere lo spettatore e di indurlo ad sperimentare la realtà in modo alternativo, elaborare ipotesi sul mondo, se possibile migliore del nostro.
L’arte contemporanea sembra essere diventata un’esibizione di civiltà in ambito pubblico e una dimostrazione di prestigio in ambito privato, questa mostra non deve essere un atto di compiacimento fine a se stesso, deve essere contro l’omologazione, deve promuovere il confronto e farci guardare al di la dei limiti e dei confini
Pierluigi Montani
Le opere esposte attingono alla ricerca sul linguaggio dei gesti dell’attività umana nella dimensione più concreta, per preservare le tracce di un divenire in contrasto con l’ineluttabilità della perdita. La sua opera esplora gli intervalli le trasformazioni che definiscono uno spazio mentale al confine tra passato e futuro, memoria e potenzialità, presenza e assenza. Resta allo spettatore proseguire il percorso di riflessione sull’incertezza e sulla sofferenza della condizione umana.
Le radici del percorso artistico di Pierluigi Montani risalgono alla stagione informale di cui recupera, soprattutto, una particolare attenzione per la fisicità dell’opera insieme alla spiccata sensibilità cromatica, qui giocata principalmente sui toni marini verde-azzurri. C’è la seduzione materica a partire dalla scelta dei supporti fino all’accostamento sperimentale di tecniche diverse; ma c’è anche l’affondo nel tempo, dentro al continuum di un flusso reale che può emergere solo dall’interno, per strati e velature mai del tutto distinguibili.
In queste opere riecheggia il silenzio di chi con forza non rinuncia alla sua ricerca di un posto nel mondo e, quindi, al tormento esistenziale che l’accompagna. Qui l’uomo si fa carico degli istanti, della memoria personale e collettiva, si piega e si contorce sotto la pressione di una materia pulsante. Perciò Montani ama introdurre delle figure dai tratti espressionisti che leggiamo quasi in controluce, imprigionate dentro le superfici, come tracce profonde di una sofferenza che accomuna in maniera enigmatica tutti gli esseri viventi. Sono l’incipit di un racconto: un filo sottile che si tramuta in segno grafico aperto, spezzato, riverso dentro lo sguardo dello spettatore.
Dino Molinari
“Liber a mente”
In questa mostra le opere esposte compongono un itinerario ideale intorno all’idea di sacro: ogni opera offre uno spunto alla visione religiosa della realtà.
Dino Molinari, dopo aver seguito un percorso formativo, che lo ha portato a diplomarsi all’Istituto d’arte a Parma e all’Accademia di Brera a Milano, si è dedicato al lavoro di restauratore, senza tralasciare quel percorso di ricerca che lo ha portato in questi anni a focalizzare il centro del suo modus operandi sul libro come soggetto archetipico.
Il libro è il soggetto per eccellenza, “portatore” di parole che in ogni lingua alimentano la nostra immaginazione.
Ogni forma d’immaginazione è una forma di partecipazione alla trasformazione delle idee.
Nelle opere esposte io cerco di coltivare relazioni tra le cose, le parole, le immagini e i colori. L’opera è prima di tutto progetto, nasce da una mia intuizione e poi viene elaborata in un percorso progettuale in cui ogni elemento è parte di una costruzione fatta di connessioni e rimandi, tra i libri, le parole e i colori, con l’intenzione di portare lo sguardo dello spettatore in una dimensione meditativa.
Liber- libro come forma mentis, immagine mentale e fisica del raccontare per immagini.
Le opere esposte sono quasi tutte tavole realizzate con l’uso di materiali vari, senza preconcetti stilistici, perché tutto deve essere funzionale al progetto, all’idea.
La tecnica mista è una tavolozza di possibilità, anche se nella tensione creativa sono portato a scegliere materiali nobili, come pigmenti puri, colori a calce, foglie d’oro.
Comune denominatore, oltre alla presenza del libro, è la riflessione continua sulla sacralità dei segni, siano essi immagini, colori, simboli di una presenza di quell’anima spirituale che l’uomo cerca continuamente nel suo mondo interiore.