Quattordici medici, da Giappone, Arabia Saudita, Algeria, Stati Uniti, Cina e Spagna, a Piacenza per apprendere le più avanzate tecniche otoneurochirurgiche. Fino a domani (23 novembre) il Gruppo Otologico della Clinica Piacenza ospita il “Corso di anatomia chirurgica della base cranica”, a cui prenderanno parte otorinolaringoiatri e neurochirurghi che presteranno la loro opera in ogni parte del mondo.
Un’eccellenza medica italiana riconosciuta a livello internazionale. Di questo si può parlare quando è proprio il nostro Paese ad aver accolto, (dal 19 al 23 novembre) nel Centro Otologico della Clinica Piacenza, quattordici professionisti provenienti da Giappone, Arabia Saudita, Algeria, Stati Uniti, Cina e Spagna per un “Corso di anatomia chirurgica della base cranica” che consentirà loro di apprendere le più avanguardistiche tecniche di rimozione di tumori glomici, neurinomi dei nervi misti, neurinomi dell’acustico, tumori del nervo facciale, colesteatomi della rocca ed altre rare patologie della base cranica laterale.
Si tratta di disfunzioni abbastanza rare, che vengono di conseguenza concentrate in centri selezionati di alta specializzazione, come in questo caso quello piacentino. Dalla sua fondazione nel 1982, sono oltre ventisei mila i casi operati con successo dallo staff, diretto dal dottor Mario Sanna, composto da undici specialisti e una media di dieci medici stranieri, impegnati nel campo della ricerca e del perfezionamento della pratica chirurgica.
“La microchirurgia della base cranica laterale – spiega il dottor Maurizio Falcioni del team piacentino – è una specialità di confine tra l’otorinolaringoiatria e la neurochirurgia, oggetto di importanti sviluppi nel corso degli ultimi anni grazie alle nuove tecnologie introdotte sia in fase di diagnostica che terapeutica”.
“Le più moderne tecniche di microchirurgia sviluppate nei laboratori del Centro – prosegue Falcioni – permettono oggi di guarire patologie precedentemente considerate inoperabili. La base cranica laterale è infatti sede di una moltitudine di strutture particolarmente delicate, quali l’arteria carotide interna, il bulbo della giugulare, l’orecchio interno ed il nervo facciale; di conseguenza è necessario un training molto lungo al fine di acquisire la necessaria esperienza per trattare le lesioni che si sviluppano in tale distretto”.
“Non sottovalutare i sintomi, come lievi perdite uditive, instabilità o acufeni (ronzii) monolaterali è una prerogativa essenziale per ridurre al minimo eventuali deficit postoperatori – allerta lo specialista – l’evoluzione tutta italiana delle metodiche radiologiche, infatti, permette oggi di diagnosticare lesioni di pochi millimetri di diametro e allo stesso tempo l’evoluzione delle tecniche microchirurgiche permette di conservare in un numero sempre crescente di pazienti funzioni quali l’udito e la motilità dei muscoli della faccia”.