Ascanio Celestini, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Municipale di Piacenza, inaugura con lo spettacolo “PRO PATRIA – Senza prigioni, senza processi” il cartellone Altri Percorsi della Stagione di Prosa 2012/2013 “Tre per Te” organizzata da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione, direzione artistica di Diego Maj, con Fondazione Teatri di Piacenza, Comune di Piacenza – Assessorato alla Cultura e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma, Iren Emilia.
Appuntamento martedì 27 novembre 2012 alle ore 21.
Un detenuto scrive un discorso, nel quale cerca di rimettere insieme i pezzi della propria storia, ma anche di una formazione politica avvenuta in cella attraverso i tre libri che l’istituzione carceraria gli permette di consultare.
Chiede aiuto a Mazzini. Un Mazzini silenzioso e sconfitto: «quand’è che l’avete capito che era finita, mazzini? quando finisce la rivoluzione? finisce a roma nel ’49 con la fine della repubblica? o con le insurrezioni degli anni ’50? con le impiccagioni e le fucilazioni di belfiore che faranno guadagnare a francesco giuseppe il soprannome dell’impiccatore? con l’insurrezione di milano del ’53? qualche migliaio di uomini che assaltano caserme e posti di guardia e sperano nella diserzione dei soldati ungheresi che invece non ci pensano proprio. alla fine vengono giustiziati in 16. quella volta marx scrisse che la rivoluzione è come la poesia, non si fa su commissione. quando è che avete pensato “siamo sconfitti”, mazzini?».
Attraverso il dialogo immaginario tra un detenuto di oggi e l’eroe del Risorgimento Mazzini, Celestini entra quindi nel mondo carcerario, partendo dalla brevissima esperienza della Repubblica Romana del 1849, passando per la Resistenza partigiana e le lotte degli anni Settanta.
Un racconto di cento minuti. Celestini è da solo in uno spazio di due metri per due. Un fondale con alcune immagini, ritagli di giornali e manifesti di uno spettacolo. Un palco di metallo che è anche un piccolo prato artificiale sul quale va in scena la prova per un discorso. Un banchetto rosso tra palco verde e fondale bianco. Due musiche accompagnano la narrazione, un brano surf e una variazione di Chopin su un’aria di Bellini. Cinque personaggi. Un narratore-personaggio che parla in prima persona. Con lui ci sono due padri, uno di sangue e uno ideale. Accanto si muovono due abitanti della prigione che è il luogo dell’azione. Sono un secondino detto l’intoccabile, padrone concreto della vita del carcere, e un immigrato africano che dorme cinque minuti ogni ora.
Narratore-attore della seconda generazione, dopo Baliani e Paolini, Ascanio Celestini si è imposto sulla scena italiana con un teatro di narrazione, politico e di denuncia che parte dal dato personale per arrivare a quello collettivo, attraverso la forza affabulatoria del racconto e lo sguardo di chi è emarginato o perdente.