Dietrofront Ikea, cassa integrazione per 30 dipendenti del consorzio

AGGIORNAMENTO 14 novembre ore 8.30 – Vertenza Ikea, dietrofront dell’azienda sulla cassa integrazione. Almeno in parte. L’azienda svedese da lunedì, come annunciato, tornerà al normale flusso delle merci al magazzino di Le Mose, ma la cassa integrazione per i dipendenti non è scongiurata. E’ probabile infatti che 30 lavoratori, a rotazione sui 334 totali, saranno costretti a restare a casa. Parallelamente continua la battaglia dei Cobas, pur senza bloccare i cancelli della ditta al polo logistico. Reintegro dei 12 lavoratori sospesi e pagamento degli stipendi a quelli lasciati fuori nei giorni scorsi le richieste del sindacato di base, il quale spera nei controlli che verranno effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro.

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AGGIORNAMENTO 13 novembre ore 12.30 – Prima buona notizia dopo settimane di tensione. Ikea ha deciso che da lunedì i magazzini di Le Mose torneranno alla normale attività. Questo a seguito dell’incontro, avuto tra le parti, consorzio Cgs – che ha in gestione le tre cooperative del personale – e Cobas, che hanno denunciato la mancata applicazione del contratto nazionale, con conseguenti blocchi e proteste. Inoltre le cooperative si sono dette pronte a sospendere la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori, visto che il sindacato di base ha deciso di non tornare a picchettare e quindi l’attività potrebbe tornare presto alla normalità.  Ricordiamo che Ikea, a seguito del calo di consegne, aveva dirottato in altri stabilimenti 10mila metri cubi di merci.

AGGIORNAMENTO – Ikea, basta picchetti ma la protesta prosegue. Era l’incontro decisivo, quello svoltosi alla Direzione provinciale del lavoro in mattinata a Piacenza sulla questione che sta infiammando il polo logistico piacentino e il più grande magazzino del colosso svedese per la distribuzione merce d’Europa.

E’ qui che le due parti sono state messe l’una di fronte all’altra, i Cobas che hanno portato – a loro dire – le prove della disparità delle ore lavorate tra i facchini e altri dipendenti (con tanto di buste paga alla mano), dall’altra il Consorzio Cgs (che unisce le tre cooperative del personale) il quale ha cercato di smentire le accuse affidandosi a un accordo avuto con Cgil, Cisl e Uil secondo il quale nessuna irregolarità è stata riscontrata. Presenti alla riunione anche gli avvocati di Ikea Italia, che hanno sentito entrambe le parti, anche se il garante dell’intera discussione è stato il direttore del Dpl, Alessandro Millo.

“Porte aperte ai controlli della Direzione provinciale del lavoro e agli ispettori” ha chiarito Elisa Chioda, responsabile di Ikea. “Abbiamo ascoltato le due versioni – spiega Chiodi – che sono molto distanti e ora ci affidiamo completamente alla Ddl, sperando che riesca a dare la giusta risposta a queste istanze”.

Alla fine, quindi, niente accordo ma la protesta dei Cobas ai cancelli dei magazzini Ikea di Le Mose si ferma. O meglio, continua con altre forme che il segretario nazionale Aldo Milani ha così sintetizzato: “Ora vogliamo perseguire le vie legali e bastonarli”. Secondo il sindacato autonomo le buste paga non sono regolari, le discriminazioni ci sono e i lavoratori non dovevano essere sospesi. Morale: niente conciliazioni e richiesta formale all’ispettorato del lavoro di approfondire la questione. Ricordiamo che, a seguito dei blocchi dei cancelli, il Consorzio Cgs aveva deciso per la cassa integrazione in deroga per 107 lavoratori, a causa del calo di volumi di smistamento merci.

Alla fine, invece, niente accordo ma la protesta dei Cobas ai cancelli dei magazzini Ikea di Le Mose si ferma. O meglio, continua con altre forme che il segretario nazionale del Si Cobas Aldo Milani sintetizza così: “Ora vogliamo perseguire le vie legali e bastonarli”. Secondo il sindacato autonomo le buste paga non sono regolari, le discriminazioni ci sono e i lavoratori non dovevano essere sospesi. Morale: niente conciliazioni e richiesta formale all’ispettorato del lavoro di approfondire la questione.

Ora e’ tutto nelle mani dell’ispettorato del lavoro. E’ quanto emerso dalla lunga riunione negli uffici di via IV Novembre, dove sono state messe l’una di fronte all’altra le parti in causa nel caso Ikea. I blocchi dei Cobas saranno sospesi e ora partiranno i controlli da parte della Direzione provinciale del lavoro. D’accordo su questo anche il Consorzio Cgs che gestisce le tre cooperative del personale.

Presenti inoltre i rappresentanti di Ikea, i quali hanno sentito le due parti – su iniquità delle ore lavorate dai facchini e discriminazioni verso i tesserati Cobas – e hanno deciso, vista la distanza tra le parti, di aprire le porte dello stabilimento di Le Mose agli ispettori per i controlli del caso.


Buste paga inique e orari di lavoro diversi tra lavoratori e lavoratori, in particolare per gli iscritti Cobas. Così, almeno dicono i rappresentanti del sindacato autonomo di facchini che lavorano nei magazzini Ikea di Le Mose. Questa,a grandi linee, la materia del contendere durante la riunione alla Direzione provinciale del lavoro, in via 4 Novembre, tra rappresentanti dei facchini Ikea, avvocati del colosso svedese e i rappresentanti del Consorzio Cgs (che ha in appalto le cooperative del personale). Un accordo, dopo una lunga riunione, iniziata alle 9 del mattino, sembra essere stato trovato e sta per essere verbalizzato in questi minuti. A breve aggiornamenti.