Duro affondo del segretario della Cisl piacentina, Marina Molinari all’assessore comunale al Lavoro Luigi Rabuffi. Il numero uno di via Pietro Cella, intervenendo sul caso Ikea, si è rivolta al sindaco per chiedere che la delega venga tolta a Rabuffi e assegnata, vista la sua provenienza politica (Rifondazione comunista) a un’area di cultura riformista. Secondo Molinari, infatti, la sua posizione istituzionale non sarebbe compatibile con la vicinanza del suo partito ai blocchi portati avanti dai Cobas in questi giorni ai cancelli di Le Mose.
“La presenza molto attiva di Rifondazione Comunista nei blocchi ai cancelli di Ikea dei giorni scorsi, che vedevano pochi lavoratori ma molti militanti di queste forze politiche (presenza ben riscontrabile dalle immagini fotografiche diffuse) ha messo in chiara evidenza le ragioni che hanno determinato l’evoluzione della vicenda dei lavoratori di Ikea. Una vicenda tutta politica caratterizzata da un tentativo di riorganizzarsi da parte delle sinistre estreme rimaste escluse dal Parlamento nelle elezioni politiche del 2008 e che si fonda su uno stretto legame fra i SiCobas e le forze di sinistra, nel tentativo di riorganizzarsi in vista delle prossime elezioni nel tentativo di riuscire a rientrare in Parlamento.
Nulla in contrario alla legittima aspirazione delle sinistre di avere una rappresentanza politica, salvo che per raggiungere i propri obiettivi si usino strumentalmente le legittime aspirazioni dei lavoratori di avere un lavoro.
Gli strumenti che usa un sindacato che vuole davvero intervenire per tutelare i lavoratori sono quelli del confronto, della segnalazione di abusi agli organismi preposti alla vigilanza, della vertenza – anche legale – se occorre, dello sciopero pacifico quando non si trovano altre strade, della richiesta di mediazione alle Istituzioni.
Ma se in realtà l’obiettivo è solo quello di conquistare la ribalta nazionale per montare un fantomatico caso Ikea, anche usando i lavoratori, allora bisogna che vengano messe in evidenza con chiarezza le responsabilità.
A questo proposito vista la forte connotazione politica di questa vicenda, la risposta non può che essere altrettanto politica e perciò chiamo in causa per primo il Sindaco Paolo Dosi che ha attribuito la delega al lavoro all’Assessore indicato da Rifondazione Comunista. Se il Sindaco vuole dare un chiaro segnale di come valuta questa modalità di affrontare un problema sindacale, agisca su questa delega anche riorganizzandone funzioni o indirizzi e la riassegni ad un’area politica di cultura riformista. Sarebbe un segnale di chiarezza rispetto a come la pensa il Comune. Un segnale politico che accompagnato alla prosecuzione di azioni di mediazione come quelle già intraprese con il contributo delle parti sociali e delle altre Istituzioni, potrebbe riportare alla normalità la situazione.
Abbiamo accolto molto positivamente la notizia diffusa da Ikea che dichiara di essere pronta a recedere dalla decisione di spostare l’attività su altro polo logistico, nel momento in cui sarà ristabilito il normale accesso all’azienda con la rimozione dei blocchi.
Non possiamo non fare notare come tra Ikea e la nostra città si sia stabilito un rapporto “fiduciario” nel momento in cui Piacenza ha ceduto oltre un milione di metri quadrati di territorio per consentire l’insediamento di Ikea, azienda da sempre molto attenta a sostenibilità ambientale, sicurezza e attenzione alle persone e alle comunità.
Quindi considerato che anche la nostra Costituzione all’art 41 sancisce che l’iniziativa economica privata è libera ma non si deve svolgere in contrasto con l’utilità sociale, siamo certi che Ikea rivedrà le decisioni assunte, non appena i SiCobas e Rifondazione Comunista abbandoneranno queste barricate sproporzionate e dannose e si potrà tornare a percorrere la normale via della rivendicazione sindacale, usando gli strumenti di reale tutela dei lavoratori e consentendo all’azienda di sviluppare la propria attività”.
Marina Molinari, segretario Generale Cisl Piacenza
LA REPLICA DELL’ASSESSORE RABUFFI: “STO SOLO FACENDO IL MIO DOVERE”
Intervistato da Radiosound l’assessore Luigi Rabuffi ha risposto così a Molinari: “Lei ha presentato una domanda al sindaco Dosi che presumo le risponderà. Io ho lavorato giorno e notte per cercare di dare una risposta a uno dei problemi più grossi che ci troviamo ad affrontare durante questo inizio legislatura. Questo è il mio dovere. Poi ognuno può chiedere la testa di chi vuole. Conflitto ideologico tra il mio ruolo di assessore e quello politico in Rifondazione? Non credo. Oggi sono assessore al lavoro e da tale mi comporto. Piacenza deve fare un salto di qualità sulla logistica”. Anche il sindaco Paolo Dosi ha detto che non toglierà la delega a Rabuffi.
LANNA (CGIL): “PORTEREMO A CASA RISULTATI CONCRETI. INUSUALE CHE I COBAS INTERVENGANO SU CONTRATTI CHE NON HANNO SOTTOSCRITTO”
“La Cgil è estremamente attiva e porterà a casa risultati concreti”. Paolo Lanna segretario della Cgil risponde alle accuse lanciate in questi giorni dai Cobas che rimproverano ai sindacati confederali una sorta di immobilismo in merito alla vicenda Ikea. “La Cgil sta per chiudere un’intesa con il mondo delle cooperative grazie alla quale sarà regolamentata una volta per tutte la gestione del personale all’interno delle aziende. Noi rivendichiamo il rispetto del contratto nazionale del lavoro e queste cooperative lo rispettano, come rispettano le regole in materia di flessibilità e gestione degli ammortizzatori sociali”.
Ma sotto la lente di Cobas e facchini rimane soprattutto il contratto ‘multiservizi’, secondo il quale i lavoratori vengono chiamati in servizio in base alla quantità di lavoro che l’azienda deve svolgere. I lavoratori in protesta sostengono di essere lasciati a casa quando invece altri impiegati arrivano a fare anche quattro ore di straordinario. “E’ un contratto che in realtà dà garanzie ai lavoratori –spiega Lanna – si tratta solo di verificarne la corretta applicazione, cosa che noi facciamo quotidianamente”.
Lanna poi si rivolge ai Cobas: “Il contratto multiservizi è stato sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil e non dai Cobas. Trovo inusuale che un sindacato che non ha sottoscritto una forma di contratto venga poi a chiederne la corretta applicazione”.