Sull’intricata vicenda della morte di Gianna Casella è intervenuto il Pm Emilio Pisante che dal giorno della morte della nota cantante piacentina si occupa di coordinare le indagini. “Un atto dovuto il sequestro del ristorante, una volta accertata l’assenza di tossine il locale è stato subito dissequestrato”. Pisante fa riferimento alle vicende di questi ultimi giorni, con particolare attenzione alla questione delle analisi sul corpo della donna. Analisi che in un primo momento rilevarono la presenza del batterio Escherichia Coli e che successivamente furono smentite dagli approfondimenti effettuati all’Istituto superiore della Sanità di Roma. Nessun errore da parte dei medici legali, solo quello che in gergo viene chiamato ‘falso positivo’. Risultati però che hanno fatto insorgere i titolari del ristorante cinese, che hanno spiegato di essere stati penalizzati dalla decisione della magistratura di mettere sotto sequestro il locale. Pisante spiega come, dopo gli esiti dei primi esami autoptici che mostravano la presenza del batterio killer, era obbligatorio arrestare l’attività del ristorante, per una giusta precauzione. «Dopo che ci è stata comunicata l’assenza della Shiga1 abbiamo subito disposto il dissequestro del ristorante” conclude Colonna. A contribuire alla decisione del Pm anche le analisi sulle cozze conservate al ristorante, accusate in un primo momento di contenere la mortale tossina. Ma anche i frutti di mare sono risultati negativi scagionando di fatto il ristorante. Chiarimenti sono attesi dalle analisi che tra pochi giorni la dottoressa Claudia Vignali, tossicologa forense di Pavia, condurrà su campioni prelevati durante l’autopsia della cantante.