AGGIORNAMENTO ore 12.30 – La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sui disordini verificatisi davanti al grande deposito dell’Ikea di Le Mose nei giorni scorsi (12 feriti in totale tra manifestanti e forze dell’ordine). Stretto riserbo sulle indagini da parte dei magistrati, anche se sono ipotizzabili diversi reati, legati non solo ai disordini stessi ma sulle autorizzazioni che avrebbero consentito lo svolgersi della manifestazione. La procura si è fondata, per ora, sui rapporti della polizia (in particolare la Digos) e non si esclude che alcune persone potrebbero finire sul registro degli indagati.
AGGIORNAMENTO ore 8.30 – Giorni decisivi per la vertenza Ikea di Le Mose. I Cobas manifesteranno in città mercoledì dalle 17.30 con partenza dai Giardini Margherita. Dopo aver depositato in prefettura la richiesta oggi si preparano a un nuovo vertice in Provincia alle 18, per verificare le condizioni perché la pace armata, sancita grazie alla mediazione del comune, possa diventare un accordo sindacale definitivo.
AGGIORNAMENTO 2 novembre ore 18.30 – Pace armata tra Cobas e Cooperative, che sembrano aver trovato un punto d’incontro, o meglio, che li ha finalmente avvicinati: l’intermediazione del Comune. Si è concluso nel tardo pomeriggio il tavolo di confronto a Palazzo Farnese tra le parti, organizzato da sindaco Paolo Dosi, che ha voluto al suo fianco gli assessori al Lavoro Luigi Rabuffi e allo Sviluppo economico Francesco Timpano.
“Lunedì ci sarà il reintegro dei lavoratori esclusi (12 in totale ndr) e poi verificheremo se ci sarà una continuità, però è ancora una questione in divenire” le prime parole il segretario Cobas, Aldo Milani appena uscito dalla riunione. Non si può infatti ancora parlare di una buona notizia, dal punto di vista sindacale, visto che le cooperative hanno assicurato che non licenzieranno nessuno ma, su questo sono sembrate irremovibili, intendono spostarli in altri stabilimenti gestiti da loro. Un punto inaccettabile per i Cobas, che si trovano chiusi tra la possibilità di salvaguardare il lavoro degli operai e il perdere completamente la propria rappresentanza sindacale all’interno dello stabilimento Ikea nel Polo logistico piacentino (9 su 12 sono infatti iscritti al sindacato intercategoriale).
I rappresentanti delle cooperative presenti all’incontro non hanno voluto rilasciare dichiarazioni (il presidente del Consorzio Cgs Giampiero Gortanutti e di Confcoperative Francesco Milza) e si sono affidati al primo cittadino, il quale ha spiegato come “l’impegno per favorire alcuni passaggi c’è stato. Domani verrà annullato il blocco, i lavoratori potranno tornare nello stabilimento e sono in programma altri incontri in Provincia” anche se “quello che importa è la salvaguardia del posto di lavoro e non di un principio sindacale”.
Insomma, per ora le parti si sono parlate, hanno discusso – animatamente, viste le urla che uscivano dalle porte della sala – ma una soluzione definitiva pare ben lontana dall’essere trovata.
NOTIZIA 2 novembre 2012 – Scontri e feriti al Polo logistico di Piacenza, davanti allo stabilimento Ikea di Le Mose. Le forti tensioni sono iniziate alle prime luci dell’alba, con i facchini in protesta che hanno bloccato i cancelli e le forze dell’ordine intente a liberare l’area per permettere l’entrata dei camion e quindi far riprendere la produzione.
Le trattative, avviate prima dall’assessore al Lavoro, Luigi Rabuffi e in seguito dal sindaco Paolo Dosi tra il Consorzio Cgs e i Cobas sono però sfumate malamente. Il primo cittadino ha chiesto ai manifestanti, rappresentati da Aldo Milani, segretario nazionale Cobas, di sbloccare i cancelli per permettere la produzione e ha promesso un tavolo di trattativa nel pomeriggio. Niente da fare, scottati dalle precedenti promesse mancate, i facchini hanno tenuto duro e il questore, Calogero Germanà ha avviato immediatamente le procedure di sgombero. Così si sono svolte vere e proprie scene di guerriglia urbana, con cariche, manganellate per staccare i lavoratori che cercavano di rimanere uniti, lancio di fumogeni da parte delle forze dell’ordine e risposta con pietre e oggetti contundenti dai manifestanti. E naturalmente i feriti non sono mancati.
Diversi coloro che hanno richiesto l’intervento del 188 tra i manifestanti sostenuti, oltre che dai Cobas anche da Rifondazione comunista. Almeno cinque le persone che hanno avuto la peggio – portati via dalle ambulanze – nel tentativo di sgombero, molti altri i contusi, visto che da una parte le forze dell’ordine hanno provato a forzare il blocco trascinando i manifestanti, dall’altro si è registrata la decisione a continuare.
Non sono mancate le prove di forza, da parte delle forze dell’ordine che invece di riuscire a riportare la calma hanno scatenato la folla assiepata al cancello numero nove dello stabilimento Ikea, avamposto degli scontri.
Scene mai viste a Piacenza, soprattutto sotto gli occhi di un sindaco e di un assessore al lavoro che, collegati a filo diretto con i rappresentanti delle cooperative non sono riusciti a farle smuovere di un passo dalle loro posizioni. “Vi chiedo un atto di fiducia, andiamo al tavolo e trattiamo” ha detto Dosi ai lavoratori. “Non ci fidiamo, o entriamo tutti o nessuno” la loro risposta. E l’epilogo è stato caratterizzato solo dalla violenza.
“Chiediamo il rispetto dell’equità delle ore lavorate da tutti” ha spiegato un altro rappresentante Cobas, Edoardo Petrantoni che è poi tornato sulla trattativa arenatasi nei giorno scorsi con le cooperative: “Sembrava avessero accettato alcune richieste, facendo presagire un’apertura, invece dall’ultimo incontro in Provincia l’azienda è tornata al muro contro muro. Così siamo decisi ad andare avanti con la protesta”.
Tutto è nato dopo l’esclusione di 12 lavoratori dall’Ikea, iscritti al sindacato Cobas, che sarebbero stati i primi a chiedere condizioni di lavoro eque tra tutti gli operai. Ora sono in 14 sulla “lista nera” della ditta svedese e altri 70 rischiano il posto. “I problemi sorgono dalla disparità sulle buste paga – continua Petrantoni – che per alcuni sono di 400 euro e per altri di mille e 200 euro”. Cobas e cooperative sono parecchio distanti. Il sindacato chiede l’entrata da parte di tutti gli operai, anche gli esclusi, dall’altra le cooperative (San Martino, Euroservice e Crystal) vogliono che i cancelli siano liberati senza però dare garanzie ai lavoratori.
Dispersi i manifestanti non si sono però calmati gli animi. Sempre Milani ha infatti annunciato per mercoledì “uno sciopero generale di tutti i lavoratori delle aziende di Piacenza. Non solo Ikea ma anche Tnt, Gls e tanti altri stabilimenti che vivono le stesse condizioni di ricatto da parte delle cooperative”. Insomma, si preannuncia un autunno rovente per la Primogenita, scossa dai venti di protesta provenienti dal Polo Logistico.