In Italia è in corso una vera e propria emergenza abitativa. E anche Piacenza non è esente da questa situazione. Per questo il Sunia Cgil (sindacato degli inquilini), insieme alle altre sigle sindacali del settore, ha previsto una mobilitazione venerdì mattina davanti alla Prefettura. I sindacati, in particolare, chiedono una proroga per gli sfratti di quelle persone che, a causa della perdita del lavoro, non riescono a pagare l’affitto. Ma non solo ha spiegato Claudio Malacalza, rappresentante provinciale del Sunia: “Un piano dell’edilizia residenziale pubblica perché, come abbiamo visto all’ultimo bando del comune di Piacenza, sono stati tantissimi a partecipare – ha spiegato il rappresentante sindacale – questo vuol dire che c’è un’esigenza vera da soddisfare”.
IL COMUNICATO DEI SINDACATI
Le segreterie nazionali di SUNIA, SICET, UNIAT e UNIONE INQUILINI a fronte della continua ed inarrestabile crescita del disagio abitativo, che colpisce una sempre più larga fetta di popolazione in affitto, ritenendo inaccettabile la disattenzione del Governo e l’assenza di qualsiasi misura utile agli inquilini, promuovono una campagna di mobilitazione con lo slogan: “Abbassare gli affitti per fermare gli sfratti” che coinvolga tutto il Paese. Il percorso di mobilitazione sarà suddiviso in due fasi. La prima, a livello territoriale, attraverso una iniziativa da svolgersi contemporaneamente in tutte le città, nella mattinata di venerdì 26 ottobre, con un presidio unitario davanti alle Prefetture e un incontro con il rappresentante del Governo per illustrare la situazione abitativa locale e le richieste dei Sindacato. La seconda fase della mobilitazione sarà a livello nazionale e si svolgerà nella mattinata di venerdì 16 novembre con un presidio davanti al Ministero delle Infrastrutture. Nel corso dello stesso le segreterie nazionali unitariamente chiederanno un incontro al Governo per sollecitare una risposta alla piattaforma unitaria.
IL COMUNICATO
La situazione abitativa nel Paese ha raggiunto livelli di disagio non più accettabili. Con la fase acuta della crisi, particolarmente cruenta in questi mesi, si sta allargando a dismisura la fascia sociale colpita dalle difficoltà di accedere o poter continuare a mantenere un alloggio in locazione
Gli elementi che descrivono molto bene questo allarme possono essere riassunti dai provvedimenti di sfratto, dalle richieste di un alloggio di edilizia pubblica e da quelle per il contributo all’affitto.
La morosità oggi è la principale causa dei provvedimenti di sfratto, determinata essenzialmente da una forte divaricazione tra la capacità reddituale della domanda e i prezzi delle locazioni, mentre è residuale la motivazione della finita locazione e della necessità della proprietà. La dimensione del problema è ampia, se non si interviene per invertire il trend nei prossimi tre anni saranno interessate altre 250.000 famiglie, oltre alle 150.000 attuali.
Tutti i giorni, in particolare nelle aree metropolitane, vi sono famiglie che rimangono senza alloggio e senza più nessuna protezione. Tutta questa domanda debole sta consolidando l’impressionante numero delle richieste ai comuni di alloggi di edilizia residenziale pubblica, oltre 650mila, senza che questi siano in grado di poter offrire nessuna soluzione alloggiativa. Sempre gli enti locali sono i destinatari delle 350mila domande di contributo del Fondo di sostegno all’affitto che ha subito, con l’ultima legge di bilancio, il totale azzeramento.
Un quadro di forte sofferenza diretta e indiretta che colpisce 5 milioni di famiglie e quasi 15 milioni di persone e che ha determinato una assunzione formale di responsabilità politica nell’VIII commissione della Camera dei Deputati che, nel marzo scorso, ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegna il Governo ad avviare il confronto con le parti sociali per definire urgentemente delle misure che riducano il disagio abitativo.
Ad oggi non vi è stato nessun intervento economico o fiscale del Governo a favore degli inquilini. Anzi i recenti provvedimenti hanno, da un lato eliminato qualsiasi presidio sociale diretto per l’affitto, fondo affitti e finanziamenti per l’edilizia pubblica, dall’altro con le misure fiscali sulla casa e sui redditi da locazione, non hanno sicuramente contribuito ad un contenimento del caro affitti, ma al contrario alcuni segnali confermano la tendenza a scaricare sugli inquilini i maggiori oneri.
La stessa cedolare secca si è tradotta in una forte riduzione della tassazione ai proprietari con redditi elevati e dai costi enormi (1,5 miliardi di Euro circa) per il bilancio dello Stato senza alcun risultato in termini di contenimento del livello degli affitti e di emersione dell’evasione fiscale.