Profughi: non resta che il rimpatrio, fondi invece per madri e minori

Si è conclusa nel pomeriggio la cabina di regia in Regione, alla quale era presente l’assessore provinciale Pierpaolo Gallini, per discutere dell’emergenza nell’emergenza riguardante i profughi. Dopo aver analizzato la situazione,  dove sono state riportate le tensioni emerse in strutture ospitanti anche nel piacentino (nei giorni scorsi a Calendasco), dal ministero sono arrivati alcuni suggerimenti per le amministrazioni locali.

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Una su tutte: i rimpatri volontari assistiti. Dal ministero, infatti, questa soluzione è stata caldeggiata, anche con la promessa di uno stanziamento per perseguire il progetto di riportare nei loro paesi di origine la maggior parte degli stranieri da un anno ospitati in strutture del territorio.

Ormai scartati i percorsi formativi che portino a uno sbocco lavorativo (troppo pressante la crisi economica perché questa sia una soluzione auspicabile) si è pensato anche alla trasformazione del permesso di soggiorno come profughi per motivi umanitari, che permetterebbe di circolare liberamente nei paesi dell’area Shenghen. Anche in questo caso, però è sorto più di un dubbio. Soprattutto perché questa soluzione non prevede nessuno stanziamento e quindi, una volta attivata la modifica di status, gli stranieri non avrebbero nessun incentivo e potrebbero ritrovarsi, senza soldi e senza lavoro a circolare nei paesi dell’Unione europea, con le conseguenze facilmente ipotizzabili.

Non resta quindi che il rimpatrio. Diversa sorte, invece per donne e bambini, che rientrano in un altro percorso. Sono infatti tutelati dagli accordi europei sottoscritti con l’Unicef e quindi verranno stanziati fondi per l’accompagnamento alla maggiore età dei minori insieme alle madri.